di Francesco Ciotti* -
Sembra una grande commedia, una normale anomalia, eppure, sempre con sottile indifferenza, arriviamo a scoprire che le scorse settimane sono state caratterizzate da un acuirsi della tensione tra Stati Uniti e Russia, ad un livello che non si era mai visto. Sono due gli episodi recenti che fanno parte di un grande puzzle, che definisce la strategia americana di annientamento del nuovo nemico, con il tacito assenso della servile alleanza atlantica, Italia compresa.
L’attacco in Siria del 14 aprile, voluto dagli Usa, Francia e Gran Bretagna, è stato giustificato dal presunto uso di armi chimiche nella città di Douma da parte del governo siriano di Bashar Al Assad, sostenuto dalla Russia. L’utilizzo di tali armi è stato smentito dal giornalista Robert Fisk che, in un reportage pubblicato nel giornale “Indipendent”, intervista il medico intervenuto nelle operazioni di soccorso dei civili; vittime, in realtà, della mancanza di ossigeno dovuta alla permanenza nei tunnel sotterrai durante i bombardamenti. Gli abitanti di Douma e i testimoni apparsi nel famoso video incriminante dei caschi bianchi, sono stati invitati il 26 aprile a testimoniare presso la sede dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW); anche loro hanno smentito la versione ufficiale occidentale. Nonostante la mancanza di prove e ancor prima di accertamenti, Donald Trump, incalzato dallo scandalo riguardante i rapporti con una pornostar, conferma l’approssimarsi dell’intervento militare via twitter, con la stessa serietà di chi si accinge ad organizzare una partita a "Call of duty" tra amici. Il ragazzino francese, Emmanuel Macron, con un sorriso baldanzoso e ansioso di veder sparare i suoi amati missili dalla sala operativa delle forze armate, annuncia di avere le prove certe della colpevolezza del Presidente siriano Assad. Probabilmente, le aveva scordate a casa e non ha potuto mostrarle a nessuno, ma ormai con il "joypad" in mano e tutte le navi e i sottomarini in posizione, tanto ammassarsi di forze sarebbe stato vano senza almeno un piccolo lancio di missili; e fu così che l’attacco ebbe luogo. Missione compiuta!
Qualche settimana prima, il 4 marzo, l’ex spia russa Sergei Skripal e sua figlia Yulia sono stati trovati svenuti su una panchina, a Salisbury. La Russia è stata immediatamente accusata, con certezza assoluta, di aver partecipato al tentato omicidio attraverso l’uso del gas nervino novichok; salvo scoprire la dichiarazione di Stephen Davies, consulente in medicina d’urgenza dell’ospedale di Salisbury, in una lettera al Times: “… Nessun paziente ha presentato sintomi da avvelenamento da agente nervino”. Gli stessi scienziati britannici del laboratorio di ricerca della difesa, Porton Down, non hanno potuto stabilire se il gas utilizzato per l’avvelenamento sia stato prodotto in Russia.
Ma cosa possono contare questi dettagli per la nostra Jessica Fletcher, alias primo ministro britannico Theresa May, che ritiene invece “abbastanza probabile” il coinvolgimento russo nella vicenda e si dice sicurissima di aver scovato il colpevole! La signora May ha convinto proprio tutti i leader occidentali della veridicità di tali affermazioni, tanto che sono state annunciate nuove sanzioni ed espulsi oltre cento diplomatici russi da Europa, Stati Uniti e Canada. Persino il dimissionario Paolo Gentiloni ne è certo ed ha annunciato l’espulsione di due diplomatici dall’Italia, forse credendo che si stessero girando le nuove puntate della “Signora in giallo”.
Questi due episodi vanno inseriti in una strategia di più ampio respiro che, attraverso la propaganda da parte degli aggressori di passare per aggrediti, giustifica l’aumento delle ostilità e la corsa agli armamenti la quale, comprensibilmente, non conosce mai crisi, a differenza di settori inutili come scuola, sanità, infrastrutture e stato sociale.
Nella "National Defense Strategy 2018", rilasciata il 19 gennaio dal segretario Usa alla Difesa, Jim Mattis, viene stabilito che l'Italia dovrà portare il budget militare da settanta a cento milioni di euro al giorno; azioni accompagnate dal rinnovamento del potenziale nucleare americano in Italia con l'arrivo delle bombe nucleari B61-12, caratterizzate da un sistema teleguidato per colpire l’obiettivo. Tutto ciò avviene nell'ottica di un inasprimento delle tensioni con la Russia, accusata di "violare i confini di nazioni limitrofe ed esercitare potere di veto sulle decisioni dei suoi vicini".
In fondo, come possiamo dar torto a queste iniziative: tra il 1999 e il 2004 sono divenuti parte della Nato Polonia, Ungheria, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia. Tutti Paesi, o quasi, ex membri del Trattato di Varsavia, un tempo inglobati nel grande avversario Sovietico. Sono stati installati sistemi di difesa missilistica in prossimità dei confini russi, che violano il trattato ABM, garantendo agli Stati Uniti maggiori possibilità di sopravvivenza qualora si verificasse una rappresaglia e decidessero per primi di sferrare un attacco. L’ultimo sistema Aegis Ashore è stato installato in Romania nel 2016 ed è dotato di otto intercettori di missili di tipo SM-3.
Inammissibile, dunque, che ci siano i confini russi ad impedire una tale portentosa e pacifica avanzata di democrazia!
Sembra una spy story con una grande dose di black humor, un cine-panettone; eppure tutte le forze politiche del nostro Paese e non, perse in un mondo fantasioso e onirico che esiste solo nei loro deliri, probabilmente non hanno più idea nemmeno di come siano fatti l’Italia e gli esseri umani al di fuori dei comodi salotti televisivi, ben arredati. Sono disposti a credere a qualunque cosa pur di avere un posto in prima fila sul set di questo squallido teatrino, anche i partiti più rivoluzionari non vedono l’ora di unirsi alle prime file, salvo non disturbare padroni oltre oceano e vecchi rapporti di potere.
E noi, quanto siamo disposti ancora a partecipare a questa grande messinscena?
*Francesco Ciotti 26 anni, gruppo Our Voice Marche (Italia)