di Luca Grossi
70 anni fa nasceva il primo presidente del Burkina Faso e grande leader anti-imperialista africano
“Dobbiamo lavorare per decolonizzare la mentalità”
Oggi è l’anniversario della nascita di Thomas Sankara (nome completo Thomas Isidor Noel Sankara). Il 21 dicembre del 1949 nella cittadina di Yako, nello Stato dell’Alto Volta, nacque colui che sarebbe diventato il simbolo della lotta Africana all’imperialismo occidentale.
Sankara frequentò la scuola per poi entrare nell’esercito scalando i ranghi fino a Capitano, a trentaquattro anni divenne presidente dell’Alto Volta; per le sue idee, la sua politica anti-debito, il suo desiderio di giustizia ed equità sociale venne ucciso durante un colpo di stato nella capitale di Ouagadougou il 15 ottobre 1987 con due colpi di pistola. Ad ucciderlo fu il suo migliore amico Blaise Compaoré, che diventerà a sua volta presidente del Paese mantenendo la carica fino al 2014.
Il capitano Sankara fu ideatore di una politica rivoluzionaria. Per legge fece avere due pasti e cinque litri di acqua al giorno per tutti, ribattezzò il nome della nazione in Burkina Faso che in lingua Burkinabè significa “Patria degli uomini integri”. Sankara applicò tagli significativi a privilegi e stipendi di funzionari statali e politici, nazionalizzò le principali risorse del paese, si adoperò per la parità uomo-donna che ai tempi in Africa era pura eresia e per riuscire a riscattare il suo paese da anni di colonialismo Francese fece una riforma economica incentrata sulla produzione e consumo interno, spaccando così la dipendenza dall’importazione esterna di prodotti.
“Per l’imperialismo oggi è più utile e importante dominarci dal punto di vista culturale che militare. La manipolazione culturale e la più subdola, la meno costosa e la più efficiente. Per questo dobbiamo lavorare per decolonizzare la mentalità”. Facile intuire che questo giovane leader al Potere non andava bene.
Alla conferenza delle Nazioni Unite del 4 ottobre 1984 in piena guerra fredda disse: “Sono davanti a voi a nome di un popolo che ha deciso sul suolo dei suoi antenati di affermare d’ora in avanti sé stesso, e farsi carico della propria storia. Oggi vi porto i saluti fraterni di un Paese di 274.000 kmq in cui sette milioni di bambini, donne e uomini si rifiutano di morire di ignoranza, fame e sete. Chi mi ascolta mi permetta di dire che non parlo solo a nome del mio Burkina Faso, tanto amato, ma anche a nome di tutti coloro che soffrono in ogni angolo del mondo”.
Dal punto di vista personale il presidente Sankara era un uomo molto povero ma ricco di dignità, quando morì andarono a vedere cosa possedeva: trovarono solo una casa ancora da pagare, pochissimo denaro, molti libri e una chitarra elettrica. Non aveva altro, perché secondo lui non era ammissibile vivere nell’agio quando la propria gente moriva di fame.
Non si può dimenticare il suo discorso tenutosi davanti all’Unione Africana il 29 luglio 1987 in cui disse esplicitamente che il debito che il suo Paese aveva con i padroni occidentali non lo avrebbe pagato perché avrebbe significato la morte del suo popolo.
Blaise Compaore, l'uomo che organizzò il golpe nel Paese e uccise il suo amico Sankara salendo al potere nel 1987
“Non possiamo rimborsare il debito perché non abbiamo di che pagare. Non possiamo rimborsare il debito, perché non siamo responsabili del debito. Non possiamo pagare il debito perché, al contrario, gli altri ci devono ciò che le ricchezze più grandi non possono ripagare, il debito del sangue. E’ nostro il sangue che è stato versato. Se io non avrò il vostro appoggio non ci sarò alla prossima conferenza” e infatti lo uccisero due mesi dopo aver pronunciato quelle parole.
Alcuni dei personaggi che parteciparono attivamente al colpo di stato in Burkina Faso sono noti: tra di loro troviamo l’ex presidente delle Liberia Charls Taylor, agente della CIA messo a capo di un esercito per rovesciare il presidente Samuel Do diventato troppo filo socialista; il generale Momo Giba, addestrato in Libia dalla CIA e testimone oculare dell’omicidio di Sankara: ("La Libia ci diede uomini, armi e soldi”). E un ex signore della guerra di nome Prince Jhonson, il quale rivelò in una intervista mandata in onda dalla RAI: “ci fu un accordo internazionale per uccidere quell’uomo (Sankara, ndr), ma se io parlassi i servizi segreti la ucciderebbero lo sa?”. Infine ci fu "il Giuda" Blaise Compaoré che il giorno 15 ottobre 1987 uccise l’amico con due colpi di pistola nel suo ufficio.
Fidèl Toè, uno degli uomini più fedeli a Sankara alla domanda perché lo abbiano ucciso rispose: “E’ facile. Lui era un piccolo uomo che aveva tanta dignità, e il sistema finanziario globale non può sopportare che un piccolo uomo si alzi e lo combatta. Dopo che venne ucciso Sankara, il Burkina Faso (guidato da Blaise Compaurè, ndr) diede molti soldi e armi a Charles Taylor perché la Liberia era ricca di caucciù che interessava alle multinazionali e di diamanti che interessavano alla mafia, quindi a Blaise Compaurè”.
Thomas Sankara si era ritrovato bersaglio dei servizi segreti Francesi e Americani che attraverso un accordo internazionale organizzarono il colpo di stato che pose fine alla rivoluzione.
Ma le sue idee non sono morte con lui, “se mi uccidono nasceranno tantissimi nuovi Sankara”, disse una volta ai suoi compagni, egli vive ancora in tutti coloro che si battono per la libertà dell’uomo, per un mondo più umano e non soggetto alle fredde logiche assassine.
Foto di copertina © Afp / Pascal George
Tratto da: antimafiaduemila.com