di Lorenzo Capretta*-
Ieri si è svolta a Roma la manifestazione contro il razzismo e il decreto Salvini. Alcune parole ascoltate durante la marcia echeggiano ancora dentro di me: “[…] Alcuni comportamenti sono figli di squilibri mentali...”. Non sono mancate le prove per attestare la veridicità di questa frase.
Al corteo di ieri hanno partecipato più di 120 mila persone: masse di giovani, adulti e non solo, figli della stessa rabbia, figli di un pensiero stereotipato diventato moda e chiamato “comunismo”. Se fossero stati presenti Karl Marx e Friedrich Engels, queste persone sarebbero state “bandite” dal movimento rivoluzionario, nato dall'idea di uguaglianza sociale contro lo sfruttamento della classe borghese benestante nei confronti di quella povera; usata solo per trarne forza lavoro e benefici dalle risorse fornite dal territorio in cui vive.
Ieri, invece di difendere i diritti dei migranti si sono difesi i diritti di chi li sfrutta e condanna intere popolazioni alla coltivazione, produzione, raffinazione e spaccio di sostanze stupefacenti; due in particolare: hashish e marijuana, la cui consumazione durante il corteo è stata alquanto evidente, compreso l'utilizzo di alcool.
Ieri, anziché tutelare tutti quei ragazzi provenienti dalle diverse parti del globo, si è confermata l’autorizzazione, ai governi delle nazioni africane, sud americane, mediorientali e asiatiche, a poter continuare l’uso della “strategia della tensione”; attraverso dittature, guerre, omicidi, sequestri, sparizioni che portano anche all'immigrazione, come punta dell'iceberg.
In un contesto simile, ci si dovrebbe chiedere quali siano le cause scatenanti del fenomeno in questione, le relative conseguenze e fornire le appropriate soluzioni.
Non è più possibile riversare le colpe, determinate da stili di vita incoscienti, a fattori esterni, perché le scellerate scelte quotidiane fatte fino a oggi hanno creato le condizioni ideali per il proliferare dell'immigrazione, della corruzione e della delinquenza.
Guardare tutti quei ragazzi, differenti da me solo per il colore della pelle, circondati da tutte quelle distrazioni, apparenze e perbenismo, mi ha fatto rendere conto che su di noi ricadrà una grande responsabilità: quella di essere colpevoli dell'inquinamento che essi riceveranno dalla nostra società materialista e infame e di aver creato poche alternative valide alla realizzazione dei loro sogni, dopo avergli portato via tutto.
Ieri, invece di lasciare briciole di esempi da far raccogliere a chi è in cerca di serenità, ma anche solo di realizzazione e crescita, come hanno fatto Domenico Lucano, sindaco di Riace, e altri, si sono lasciati i frutti di una società decadente, all'apice della sua fine; costellata di vizi, eccessi e arroganza. Una società odierna che è stata partorita e tutelata dai resti di un'ideologia rivoluzionaria che aveva spinto uomini a dare la vita per la libertà e la giustizia, mentre giustifica la codardia nell'intraprendere e accettare i sacrifici e le responsabilità del vero senso della parola comunismo (termine derivato da «comune»), che ci porterebbero alla vera rivoluzione; la stessa che sognavano i filosofi, gli economisti e i sociologi dell'Ottocento.
*Lorenzo Capretta, 23 anni, gruppo Our Voice Marche (Italia)