Di Carlotta Mortarino
Da Silvio Berlusconi a Mario Draghi, da Maria Elisabetta Casellati a Marta Cartabia, da Gianni Letta a Giuliano Amato, così come altri. È vergognoso che in queste ultime settimane non si sia riusciti a trovare un nome degno di diventare nuovo Capo dello Stato, di rappresentare la nostra nazione e di garantire la tutela della nostra Costituzione. La candidatura di un personaggio come Silvio Berlusconi è stata solo il segnale definitivo del declino morale e politico dell’intera classe dirigente politica italiana. Per questi motivi, la scorsa domenica, 23 gennaio, siamo scesi in piazza dell’Esquilino a Roma. Alla manifestazione, nonostante l’assenza un po' preoccupante di gran parte della società civile, erano presenti mezzi di comunicazione tedeschi, svizzeri e italiani.
I nomi candidati pubblicamente dai vari partiti non possono essere garanti della nostra Costituzione e dei nostri diritti per varie ragioni. L’hanno dimostrato negli anni attraverso le loro scelte politiche e di vita, attraverso riforme che hanno portato avanti o che hanno appoggiato e votato e che si sono rivelate deleterie per la democrazia del nostro Paese. Questi nomi fanno parte di partiti politici responsabili della crisi e del decadimento economico, politico, finanziario e sociale della nostra Italia.
“Vogliamo un Presidente/ssa della Repubblica, che sia antiliberista, che non faccia prevalere le logiche di mercato, le banche e la finanza a discapito di famiglie, imprese, bar, artigiani”, ha detto Marta Capaccioni, membro del movimento culturale artistico Our Voice.
Presentazione dei candidati al quirinale
Il nome più sconcertante che si poteva notare tra i candidati era quello di Silvio Berlusconi. La manifestazione a Roma si è tenuta il giorno successivo al suo ritiro dalla corsa per la Presidenza della Repubblica, ma in piazza, come giovani attivisti e attiviste, abbiamo voluto sottolineare la sfrontatezza della sua autocandidatura. Il suo gesto è disdicevole perché non esiste autocandidatura, ma sono i grandi elettori a dover scegliere chi sarà il nuovo garante della nostra costituzione. Per non parlare del fatto che un personaggio simile non ha il diritto di candidarsi per rappresentarci nel mondo.
Berlusconi è un uomo che negli anni ha saputo costruire un’immagine di se che ha acquisito tantissima ammirazione, pur essendo l’emblema della mafia, del maschilismo, dell’omofobia e dell’arrivismo più spregiudicato.
È stato sostenitore della corruzione in Parlamento, comprando senatori e corrompendo politici; ha alle spalle più di 100 provvedimenti, 2600 udienze in 14 anni e 36 processi in cui è stato indagato per frode fiscale, corruzione, finanziamento illecito ai partiti, prostituzione minorile, evasione fiscale e molto altro; al momento è indagato alla procura di Firenze per concorso in stragi, perché probabile mandante esterno delle stragi del 1993; e infine è stato sostenitore della prostituzione ed è immagine del sessismo in tutto il mondo.
Un simile personaggio si è proposto per incarnare i principi e i valori necessari a ricoprire la prima carica dello Stato. È una vergogna enorme per l’Italia che ci fosse anche solo il suo nome tra i candidati e che la sua candidatura abbia avuto l’appoggio politico, mediatico e anche di una parte della cittadinanza. Come uomo, come politico e come cittadino lui rappresenta il massimo esempio della misoginia e del maschilismo più volgare. Prima di tutto nel riferirsi al genere femminile, è sempre stato privo di rispetto. Non ha mancato di offendere, anche pubblicamente, un grande numero di donne. Una fra le tante: "Conosco Jole Santelli da 26 anni e non me l'ha mai data". A Tropea, il Cavaliere ha aperto così il comizio a sostegno della candidata del centrodestra alla Regione Calabria. "Lei è in grado di risolvere i vostri problemi" ha aggiunto dopo.
In Sardegna, durante un'iniziativa elettorale ha affermato: "Peccato avere 82 anni, eh. Però mi sento ancora tonico, forte. Prima ne facevo sei per notte, adesso alla terza mi addormento. Fate girare la voce". O ancora “Meglio essere appassionato di belle ragazze che gay”.
Si era autodefinito leader della patria dei grandi amatori, dei Casanova e dei play boy, presentando un’immagine svilente dell’Italia e mostrando la donna come oggetto del desiderio e ornamento dell’uomo.
Una persona che lede la dignità femminile e che deride la comunità LGBTQ+ non può essere presa in considerazione come Presidente della Repubblica.
Le sue frasi rimangono inaccettabili, sessiste e disgustose. Non possono essere la normalità e a maggior ragione non possono essere accettate se pronunciate da un esponente politico.
Domenica in piazza abbiamo voluto denunciare anche l’appoggio e il sostegno che ha avuto la sua candidatura, segno del declino morale ed etico di tutta la classe dirigente politica italiana, ormai corrotta. “Dov’è l’indignazione popolare, politica? Di che cosa parlano i mezzi di informazione che hanno addirittura il coraggio di elogiarlo?” così si è espresso durante la manifestazione Stefano Centofante di Our Voice, inorridito dalla manipolazione mediatica avvenuta per queste elezioni.
I mezzi stampa in più non sono solo corrotti, ma anche intaccati dal maschilismo e dalla mentalità patriarcale nel nostro Paese, infatti hanno presentato la candidatura di una donna in modo vergognoso. Hanno sfruttato il genere femminile anche politicamente, per mostrare alla società che anche una donna può diventare presidentessa della repubblica, ma senza chiedersi se ne sia davvero in grado. Si parla di “una donna” ma senza esaminare quali possono essere le sue capacità, il suo senso di giustizia o i suoi principi. Non sarà cambiando il genere del presidente che ci riconosceremo come cittadini e cittadine nella figura che ci rappresenterà.
Anche nel contesto femminista quindi l’interesse profondo è che colui o colei che salirà sia garante dei diritti e della Costituzione, che sia una persona degna e capace, concetti che vanno oltre il sesso o l’orientamento sessuale. Tra i personaggi che si sono proposti però, neanche uno possiede le qualità necessarie.
Pertanto, una candidata per cui ci dovrebbe essere riprovazione profonda da parte di tutta Italia è Marta Cartabia che, benché donna appunto, ha elaborato una riforma della giustizia che viola i principi sacrosanti della nostra democrazia: la separazione dei poteri, l’indipendenza e l’autonomia della magistratura e l’azione penale dei pubblici ministeri. Per non parlare poi di tutte le conseguenze a cui porteranno le nuove previsioni normative, a partire dall’istituto giuridico dell’improcedibilità. Jamil El Sadi si è espresso, come portavoce di Our Voice, anche riguardo alla ministra in piazza, affermando: “Ha emanato una delle riforme della giustizia più macabre, più inutili e più senza senso della nostra repubblica”.
Marta Capaccioni ha successivamente denunciato che “Marta Cartabia sta distruggendo la giustizia italiana, ma con lei tutti i suoi collaboratori e tutto il governo Draghi, in cui ci sono quasi tutti i partiti politici: il Partito Democratico, Forza Italia, la Lega, il movimento 5 Stelle. Quest’ultimo ha promesso e non ha mantenuto niente. Ha tradito il popolo italiano, ha tradito i loro elettori. È tutta la classe dirigente che si deve dimettere in questo momento perché non ci rappresenta. È colpa di tutta la classe dirigente, non ci esauriamo alla candidatura indegna di Silvio Berlusconi”.
È emerso dalle parole della nostra compagna un nome, Mario Draghi, un personaggio infimo sotto ogni prospettiva. Forgiato dalle lobby finanziarie ed economiche più potenti del Paese e dalle grandi banche d’affari, è oggi il presidente del consiglio e per vent’anni ha distrutto l’economia italiana per soddisfare gli interessi dei grandi gruppi di potere di cui è figlio. Guardando da spettatore l’Italia che viene distrutta giorno dopo giorno da una crisi pandemica dilagante, da un aumento spaventoso della disoccupazione e dalla povertà che cresce sempre di più, ha stanziato 25 miliardi di euro per armamenti militari e ha anche finanziato con 797 milioni di euro la difesa delle piattaforme petrolifere italiane. Pur ricoprendo una carica di rilievo non si è mai esposto riguardo all’ingente cifra di denaro sporco che circola ovunque grazie alla mafia e che sostiene l’economia del nostro Paese.
La voce del popolo
Non si può rimanere indifferenti difronte ad una distopia simile. Gli attuali esponenti politici “non rispecchiano più il vero Paese. Il Paese dei giovani e delle giovani, dell’attivismo sociale, dei problemi sociali, delle periferie, delle piccole/medie imprese, dei diritti dei lavoratori, della sanità pubblica e della scuola pubblica. Tutti temi sociali che sono stati completamente dimenticati, per volontà dalla classe dirigente politica” ha urlato Jamil El Sadi in piazza dell’Esquilino. “La gioventù si sta svegliando e non si riconosce in loro, non li accetta più, non li vuole” ha poi aggiunto Stefano Centofante.
C’è un disinteressamento preoccupante su tematiche che riguardano la libertà, i diritti e i doveri di ognuno di noi.
Deve emergere un’ondata di consapevolezza, che mostri a coloro che ci governano che i cittadini e le cittadine credono nella Costituzione, credono nel loro Paese, credono nella lotta dei martiri.
“Noi vogliamo un Presidente/ssa della Repubblica che incarni i profondi e altissimi valori sanciti dalla carta costituzionale, per cui i nostri nonni si sono immolati” queste sono state le parole forti di Jamil, che ha gridato in centro a Roma con la speranza di risvegliare il popolo. Il sogno dei giovani, il nostro sogno, è quello di poter riforgiare il nostro Paese su ideali di giustizia, parità e uguaglianza.