In fondo all’articolo alleghiamo i documenti con gli interventi integrali della conferenza stampa.

Di Albert Ifrim

Pochi giorni prima dell’inizio delle votazioni per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, siamo stati invitati alla conferenza stampa, organizzata dall’onorevole Jessica Costanzo presso Palazzo Montecitorio, per esprimerci sul declino etico che il nostro paese sta attraversando. L’attuale governo non solo si è dimostrato incapace di fornire soluzioni sanitarie, sociali ed economiche efficaci nella gestione della pandemia, ma neanche di proporre un degno garante della nostra Costituzione.

“Dopo due anni di crisi pandemica il nostro Paese riversa in condizioni catastrofiche, per non dire pietose - ha affermato Jamil El Sadi nel suo intervento - Le scuole, o quel poco che ne rimane, sono alla deriva la sanità è diventata una mercanzia per le aziende sanitarie e le multinazionali farmaceutiche; la forbice sociale tra povertà e ricchezza si è acuita drasticamente annientando definitivamente il ceto medio, le piccole-medie imprese, migliaia di partite IVA: oggi o si è ricchi o si è poveri.  Continuando l’analisi delle condizioni in cui versa il nostro paese El Sadi ha sostenuto che  “non è tutto, perché in aumento, anche a causa del forte disagio sociale ed economico, vi è anche il tasso di suicidi - ogni anno in Italia assistiamo in media a circa 4000 suicidi (62 suicidi correlati, direttamente o indirettamente, al Covid-19 in circa tre mesi) - e all’aumento del consumo delle droghe nei giovani.
A tal proposito ricordiamo che il traffico di stupefacenti è totalmente appannaggio delle mafie (nel 2020 i sequestri di cocaina hanno segnato un record assoluto e mai raggiunto prima in termini di volume: 13,4 tonnellate, il +62,2% rispetto all'anno precedente. Commercio in cui a dettare legge è la 'Ndrangheta che fattura decine di miliardi di euro ogni anno). Tutto ciò rende bene l’immagine di un Paese in declino”.

ov camera

Jamil El Sadi e Marta Capaccioni, rappresentanti Our Voice

Durante l’incontro si è cercato di portare l’attenzione sull’onnipresenza della mafia nella società, nell’economia, nella politica e soprattutto sull’ingerenza di quest’ultima nella magistratura attraverso corruzioni e complicità da parte di alcuni magistrati.

“Il più grande segno storico e politico del declino morale ed etico dell’attuale classe dirigente - ha sostenuto Marta Capaccioni - è rappresentato dalla candidatura dell’ex premier Silvio Berlusconi, dall’appoggio alla sua elezione, ricevuto da centinaia di parlamentari e di rappresentanti politici, ormai meri burattini di un sistema più grande di loro, dal sostegno mediatico dei mezzi stampa, ormai mera servitrice del potere, ma soprattutto dalla totale assenza di indignazione e di riprovazione da parte di tutte le istituzioni e dell’intera cittadinanza. È assolutamente doveroso ricordare, di fronte a quella insopportabile abitudine a dimenticare o per ignoranza, o per indifferenza, o peggio, per complicità, la storia, i fatti e i tabù che hanno macchiato in modo indelebile questa figura che per oltre 20 anni ha governato il nostro Paese. Silvio Berlusconi è stato garante per decenni della corruzione in Parlamento, ha comprato senatori, pagandoli fior di milioni, per ribaltare sconfitte elettorali e addirittura provocare la caduta di governi in carica. Parliamo del sostenitore della prostituzione, anche minorile ed è dell’emblema del maschilismo e del sessismo più spregiudicato e volgare.
Silvio Berlusconi è un soggetto che ha una scheda giudiziaria forse peggiore di quella di svariati criminali. Più di 100 procedimenti, 588 visite della polizia giudiziaria e della Guardia di finanza, 2600 udienze in 14 anni, 36 processi in totale in cui è stato indagato: frode fiscale, falso in bilancio, appropriazione indebita, corruzione giudiziaria, corruzione generica e istigazione alla corruzione, finanziamento illecito ai partiti, rivelazione di segreto istruttorio d'ufficio, falsa testimonianza, prostituzione minorile, concussione aggravata, evasione fiscale e altri reati tributari, diffamazione aggravata, abuso d’ufficio. È il fautore delle numerose leggi ad personam che gli hanno permesso di salvarsi da processi e condanne. Il 1^ agosto del 2013 la sezione feriale della Corte di Cassazione gli ha confermato la condanna a 4 anni di detenzione per frode fiscale, cioè per aver derubato le casse dello Stato e dei cittadini italiani. Silvio Berlusconi per 20 anni ha finanziato Cosa Nostra, mentre Cosa Nostra uccideva e lasciava a terra centinaia di morti, tra cui magistrati, rappresentanti politici, giudici, forze dell’ordine, imprenditori e cittadini. Anche questi sono fatti consacrati in una sentenza definitiva della Corte di Cassazione del 1^ luglio del 2014. In questa stessa sentenza venne condannato a 7 anni di carcere lo storico braccio destro dell’ex premier, nonché co-fondatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, per concorso esterno in associazione mafiosa e per essere stato l’intermediario dell’accordo stipulato tra Berlusconi e Cosa Nostra nel 1974 e rimasto in vigore fino il 1992.”
E nonostante tutto ciò è riprovevole che il nostro paese non impedisca a questo “pregiudicato e agevolatore della mafia” di diventare Presidente della Repubblica.
È stato ricordato inoltre come, negli ultimi decenni, e soprattutto con le ultimissime riforme, la politica si sia in qualche modo indirizzata verso la realizzazione di alcuni punti presenti nel piano di Rinascita della loggia massonica P2 di Licio Gelli e anche nei punti contenuti nel famoso “papello”: intendiamo con quest’ultimo la lista di richieste che i boss mafiosi di Cosa Nostra ricattarono consegnarono a parti deviate delle nostre istituzioni nel 1992 per porre fine alle stragi.

ov camera 2


“E' estremamente preoccupante che oggi, nella profonda crisi in cui sta sprofondando il nostro Paese, i punti di quel Piano si stiano realizzando
- ha detto Capaccioni - e che certe normative vergognose e oltraggiose rischino di minare proprio quei principi sanciti dalla nostra Costituzione, della separazione dei poteri e dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura, compromettendo così l’ordine democratico della nostra Repubblica.”
Ha proseguito ancora : “Dentro queste aule parlamentari c’è chi si vuole approfittare dei recenti scandali che hanno riguardato parti del corpo giudiziario, per attuare un vero e proprio regolamento dei conti contro quella magistratura onesta e più esposta nella ricerca della verità, che con coraggio e tenacia non ha avuto paura di indagare e di estendere il controllo di legalità e l’esercizio della sua funzione giurisdizionale anche ad esponenti politici, imprenditoriali e finanziari. Soprattutto in quelle indagini e in quei processi riguardanti le collusioni di quegli ambienti di potere con il sistema mafioso. E infatti, questa volontà di portare l’ordine giudiziario a diventare un ordine collaterale e servente rispetto agli altri poteri dello Stato corre parallela alla volontà di retrocedere drasticamente nella legislazione italiana di contrasto alla mafia, ispirata da Falcone e Borsellino, con l’abolizione dell’ergastolo ostativo e la disincentivazione della collaborazione con la giustizia. Riforme che stanno di fatto realizzando alcuni dei punti del 'papello' di Totò Riina, cioè quelle richieste che Cosa Nostra presentò alle parti deviate delle nostre istituzioni nei primi anni ‘90, mentre saltavano in aria magistrati, cittadini e forze dell’ordine, per indurre lo Stato stesso a trattare e a scendere a patti con la mafia, al fine di fermare le stragi”.
In questo processo di spoliazione dei diritti costituzionali sono protagonisti anche Mario Draghi , che come Presidente del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con il Ministro della giustizia Marta Cartabia, ha elaborato “una riforma della giustizia che taglierà̀ i processi, aumenterà̀ il carico di lavoro per gli uffici giudiziari, spoglierà̀ i magistrati della propria indipendenza, agevolerà̀ la proliferazione dei traffici della mafia e dei sistemi criminali, garantirà̀ l’impunità a politici e colletti bianchi, creando una fortissima disuguaglianza tra cittadini” ha aggiunto El Sadi. Nei nomi in lista figurano tra gli altri Mario Draghi o una più generica “donna”.
“Al di là della profonda misoginia, maschilismo e denigrazione con cui i mezzi di informazione e il dibattito politico hanno trattato la possibilità della elezione di una donna come Capo dello Stato - ha ricordato El Sadi - ciò che più fa rabbrividire è non riuscire ad individuare, tra quelli candidati, un 'degno' garante della nostra Costituzione”.
Come potrebbero essere quindi degni garanti della Costituzione un tecnocrate della finanza proveniente dalle peggiori lobby oligarchiche internazionali, piuttosto chi ha finanziato la mafia? Come si può pensare che questi individui possano farsi “portavoce di quei profondi valori di legalità̀, giustizia, eguaglianza, che animano la Carta, o dei pilastri della nostra democrazia”?

L’apostolo della finanza come possibile garante di uno Stato di diritto

ov camera 3

Mario Draghi

Oggi alla guida del nostro governo siede Mario Draghi, uno degli esponenti di spicco delle più grandi lobby finanziarie internazionali, rappresentante massimo dell’interesse economico privato. La sua vicinanza agli ambienti del grande capitale speculativo fonda le sue radici nel 2 giugno del 1992 quando, mentre il nostro paese era in lutto per la strage di Capaci avvenuta pochi giorni prima, nel ruolo di Direttore Generale del Tesoro ha partecipato insieme ai manager delle principali aziende di Stato, le più grandi banche d’affari anglo-americane e altri squali della finanza alla riunione sul Britannia, in cui si stabilirono le selvagge privatizzazioni che successivamente hanno investito il nostro paese. Negli anni a seguire dopo aver ricoperto il ruolo di vicepresidente della Goldman Sachs, banca d’affari statunitense che tramite condotte illegali ha provocato la crisi finanziaria mondiale del 2008, ha partecipato al meeting a porte chiuse del Bilderberg nel 2009. In questi incontri privati, dove la stampa non è ammessa, si riuniscono circa centotrenta tra le personalità più influenti del mondo come banchieri, presidenti delle più potenti multinazionali del mondo, Capi di Stato, Primi Ministri, vertici delle istituzioni europee come la Commissione Europea e il Consiglio Europeo, Direttori della CIA e i dirigenti dei maggiori media mainstream. Sono tante le coincidenze che legano i partecipanti ai riservatissimi meeting con la scelta dei rappresentanti della politica, dell’economia e dei sitemi di informazione, una casualità che ha colpito anche Mario Draghi che dopo la sua partecipazione del 2009 è passato alla guida della BCE nel 2011.
Jamil El Sadi ha portato luce sull’operato di Draghi che “In qualità di Governatore della BCE, aveva fatto arrivare al Governo Berlusconi una lettera, firmata anche da Jean-Claude Trichet, l’allora Vice Presidente della BCE, in cui si incitava il governo italiano ad applicare tutte quelle riforme e politiche neoliberiste a cui ci hanno abituati negli ultimi trent’anni: tagli alla spesa pubblica, peggioramento delle condizioni di lavoro e delle condizioni salariali per “aumentare la competitività̀”, privatizzazioni, innalzamento dell’età̀ pensionabile, libertà garantite solo alle imprese multinazionali ed alle grandi banche, leggi ad hoc a favore della finanza speculativa, ma distruttive per l’economia reale. Come oggi dimostra il dilaniato tessuto sociale ed economico del Paese.”
Nel 2015 invece sempre sotto la sua guida la BCE bloccò l’approvvigionamento di liquidità delle banche in Grecia, le quali chiusero gli sportelli in quella fatidica estate. Questa decisione portò la popolazione greca alla fame e a recarsi  agli sportelli, ammassandosi in lunghe code dove gli anziani svenivano dal caldo. Draghi oltre ad essere il settimo premier senza mandato elettorale che si insedia a Palazzo Chigi, è Senior Member del Gruppo dei Trenta, composto dai banchieri e finanzieri più potenti a livello mondiale. Ed è proprio da questo gruppo dell’alta finanza che viene annunciata l’eutanasia economica nel report “Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid” pubblicato nel 2020. Il documento in questione a pagina 17 sostiene che non tutte le imprese in difficoltà “meriteranno un sostegno”. Nella stessa pagina, inoltre, segue l’invito a permettere e incoraggiare un processo di “distruzione creativa”, lasciando fallire le imprese in difficoltà e aiutando soltanto quelle più competitive.
Il report quindi consiglia ad indurre al fallimento i ristoranti, i bar, gli artigiani, le piccole medie attività perché non sosterrebbero la competizione futura. Dietro a queste imprese ci sono famiglie vittime delle misure attuate dal Governo nella gestione dell’emergenza sanitaria, che dovranno essere letteralmente abbandonate in nome delle spietate logiche di mercato. Ci fa rabbrividire il fatto che questo inammissibile documento porti la firma di Mario Draghi, che attualmente siede sulla sedia della presidenza del consiglio, e che addirittura potrebbe salire al Quirinale. I lobbisti possono anche riunirsi e pubblicare report a volontà, ma cosa ci fa chi promuove queste assurde ideologie alla guida del nostro governo?
I fedeli rappresentanti del mercato stanno insediando il parlamento ricoprendo i massimi incarichi della nostra democrazia. Ma come possono i valori del profitto, dell’individualismo, della competizione a garantire i diritti, le libertà, l’uguaglianza, il benessere comune? Il popolo assiste inerme al più grande conflitto di interessi della nostra storia, che potrebbe raggiungere la massima carica politica della nostra democrazia con l’elezione di Draghi al Quirinale.

ov camera 4


La conferenza stampa si è conclusa con le parole dei nostri attivisti: “Noi, come giovani, studenti, studentesse, artisti, musicisti, giornalisti, come futuri magistrati, futuri giudici, futuri avvocati e futuri politici, non ci riconosciamo in chi in questo momento siede nelle aule di questo Parlamento. Sui nostri diritti non scendiamo a nessun compromesso politico né ci accontentiamo del 'meno peggio'. Noi pretendiamo l’elezione di un Presidente della Repubblica che sia fuori dalle logiche di potere politico, lobbistico, economico e finanziario. Che sia super partes. Che sia antiliberista nell’espletamento delle sue funzioni di promulgatore delle leggi e di emanatore di decreti aventi forza di legge. Che sia anti-atlantista nella rappresentanza della nostra Nazione, nel comando delle forze armate e nella difesa dell’articolo 11 della nostra Costituzione che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli. Che sia ispirato ai valori di giustizia, indipendenza e libertà a cui è ispirata la nostra Carta e che questi valori gli permetteranno di presiedere con spirito di servizio l’organo di autogoverno dell’intero corpo giudiziario, il Consiglio Superiore della magistratura. Che sappia difendere indistintamente i diritti inviolabili dell’uomo e della donna, la difesa dei pilastri della nostra Democrazia, come l’autonomia dei magistrati, la dignità delle donne, la parità di genere, la libertà di stampa, il diritto all’informazione e all’istruzione, il diritto al lavoro e l’equità fiscale. Che sappia infine, con coraggio e senso del dovere, garantire veramente una giustizia uguale per tutti”.

Prima Parte Discorso

Seconda Parte Discorso

 

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In fondo all’articolo alleghiamo i documenti con gli interventi integrali della conferenza stampa.

Di Albert Ifrim

Pochi giorni prima dell’inizio delle votazioni per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, siamo stati invitati alla conferenza stampa, organizzata dall’onorevole Jessica Costanzo presso Palazzo Montecitorio, per esprimerci sul declino etico che il nostro paese sta attraversando. L’attuale governo non solo si è dimostrato incapace di fornire soluzioni sanitarie, sociali ed economiche efficaci nella gestione della pandemia, ma neanche di proporre un degno garante della nostra Costituzione.

“Dopo due anni di crisi pandemica il nostro Paese riversa in condizioni catastrofiche, per non dire pietose - ha affermato Jamil El Sadi nel suo intervento - Le scuole, o quel poco che ne rimane, sono alla deriva la sanità è diventata una mercanzia per le aziende sanitarie e le multinazionali farmaceutiche; la forbice sociale tra povertà e ricchezza si è acuita drasticamente annientando definitivamente il ceto medio, le piccole-medie imprese, migliaia di partite IVA: oggi o si è ricchi o si è poveri.  Continuando l’analisi delle condizioni in cui versa il nostro paese El Sadi ha sostenuto che  “non è tutto, perché in aumento, anche a causa del forte disagio sociale ed economico, vi è anche il tasso di suicidi - ogni anno in Italia assistiamo in media a circa 4000 suicidi (62 suicidi correlati, direttamente o indirettamente, al Covid-19 in circa tre mesi) - e all’aumento del consumo delle droghe nei giovani.
A tal proposito ricordiamo che il traffico di stupefacenti è totalmente appannaggio delle mafie (nel 2020 i sequestri di cocaina hanno segnato un record assoluto e mai raggiunto prima in termini di volume: 13,4 tonnellate, il +62,2% rispetto all'anno precedente. Commercio in cui a dettare legge è la 'Ndrangheta che fattura decine di miliardi di euro ogni anno). Tutto ciò rende bene l’immagine di un Paese in declino”.

ov camera

Jamil El Sadi e Marta Capaccioni, rappresentanti Our Voice

Durante l’incontro si è cercato di portare l’attenzione sull’onnipresenza della mafia nella società, nell’economia, nella politica e soprattutto sull’ingerenza di quest’ultima nella magistratura attraverso corruzioni e complicità da parte di alcuni magistrati.

“Il più grande segno storico e politico del declino morale ed etico dell’attuale classe dirigente - ha sostenuto Marta Capaccioni - è rappresentato dalla candidatura dell’ex premier Silvio Berlusconi, dall’appoggio alla sua elezione, ricevuto da centinaia di parlamentari e di rappresentanti politici, ormai meri burattini di un sistema più grande di loro, dal sostegno mediatico dei mezzi stampa, ormai mera servitrice del potere, ma soprattutto dalla totale assenza di indignazione e di riprovazione da parte di tutte le istituzioni e dell’intera cittadinanza. È assolutamente doveroso ricordare, di fronte a quella insopportabile abitudine a dimenticare o per ignoranza, o per indifferenza, o peggio, per complicità, la storia, i fatti e i tabù che hanno macchiato in modo indelebile questa figura che per oltre 20 anni ha governato il nostro Paese. Silvio Berlusconi è stato garante per decenni della corruzione in Parlamento, ha comprato senatori, pagandoli fior di milioni, per ribaltare sconfitte elettorali e addirittura provocare la caduta di governi in carica. Parliamo del sostenitore della prostituzione, anche minorile ed è dell’emblema del maschilismo e del sessismo più spregiudicato e volgare.
Silvio Berlusconi è un soggetto che ha una scheda giudiziaria forse peggiore di quella di svariati criminali. Più di 100 procedimenti, 588 visite della polizia giudiziaria e della Guardia di finanza, 2600 udienze in 14 anni, 36 processi in totale in cui è stato indagato: frode fiscale, falso in bilancio, appropriazione indebita, corruzione giudiziaria, corruzione generica e istigazione alla corruzione, finanziamento illecito ai partiti, rivelazione di segreto istruttorio d'ufficio, falsa testimonianza, prostituzione minorile, concussione aggravata, evasione fiscale e altri reati tributari, diffamazione aggravata, abuso d’ufficio. È il fautore delle numerose leggi ad personam che gli hanno permesso di salvarsi da processi e condanne. Il 1^ agosto del 2013 la sezione feriale della Corte di Cassazione gli ha confermato la condanna a 4 anni di detenzione per frode fiscale, cioè per aver derubato le casse dello Stato e dei cittadini italiani. Silvio Berlusconi per 20 anni ha finanziato Cosa Nostra, mentre Cosa Nostra uccideva e lasciava a terra centinaia di morti, tra cui magistrati, rappresentanti politici, giudici, forze dell’ordine, imprenditori e cittadini. Anche questi sono fatti consacrati in una sentenza definitiva della Corte di Cassazione del 1^ luglio del 2014. In questa stessa sentenza venne condannato a 7 anni di carcere lo storico braccio destro dell’ex premier, nonché co-fondatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, per concorso esterno in associazione mafiosa e per essere stato l’intermediario dell’accordo stipulato tra Berlusconi e Cosa Nostra nel 1974 e rimasto in vigore fino il 1992.”
E nonostante tutto ciò è riprovevole che il nostro paese non impedisca a questo “pregiudicato e agevolatore della mafia” di diventare Presidente della Repubblica.
È stato ricordato inoltre come, negli ultimi decenni, e soprattutto con le ultimissime riforme, la politica si sia in qualche modo indirizzata verso la realizzazione di alcuni punti presenti nel piano di Rinascita della loggia massonica P2 di Licio Gelli e anche nei punti contenuti nel famoso “papello”: intendiamo con quest’ultimo la lista di richieste che i boss mafiosi di Cosa Nostra ricattarono consegnarono a parti deviate delle nostre istituzioni nel 1992 per porre fine alle stragi.

ov camera 2


“E' estremamente preoccupante che oggi, nella profonda crisi in cui sta sprofondando il nostro Paese, i punti di quel Piano si stiano realizzando
- ha detto Capaccioni - e che certe normative vergognose e oltraggiose rischino di minare proprio quei principi sanciti dalla nostra Costituzione, della separazione dei poteri e dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura, compromettendo così l’ordine democratico della nostra Repubblica.”
Ha proseguito ancora : “Dentro queste aule parlamentari c’è chi si vuole approfittare dei recenti scandali che hanno riguardato parti del corpo giudiziario, per attuare un vero e proprio regolamento dei conti contro quella magistratura onesta e più esposta nella ricerca della verità, che con coraggio e tenacia non ha avuto paura di indagare e di estendere il controllo di legalità e l’esercizio della sua funzione giurisdizionale anche ad esponenti politici, imprenditoriali e finanziari. Soprattutto in quelle indagini e in quei processi riguardanti le collusioni di quegli ambienti di potere con il sistema mafioso. E infatti, questa volontà di portare l’ordine giudiziario a diventare un ordine collaterale e servente rispetto agli altri poteri dello Stato corre parallela alla volontà di retrocedere drasticamente nella legislazione italiana di contrasto alla mafia, ispirata da Falcone e Borsellino, con l’abolizione dell’ergastolo ostativo e la disincentivazione della collaborazione con la giustizia. Riforme che stanno di fatto realizzando alcuni dei punti del 'papello' di Totò Riina, cioè quelle richieste che Cosa Nostra presentò alle parti deviate delle nostre istituzioni nei primi anni ‘90, mentre saltavano in aria magistrati, cittadini e forze dell’ordine, per indurre lo Stato stesso a trattare e a scendere a patti con la mafia, al fine di fermare le stragi”.
In questo processo di spoliazione dei diritti costituzionali sono protagonisti anche Mario Draghi , che come Presidente del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con il Ministro della giustizia Marta Cartabia, ha elaborato “una riforma della giustizia che taglierà̀ i processi, aumenterà̀ il carico di lavoro per gli uffici giudiziari, spoglierà̀ i magistrati della propria indipendenza, agevolerà̀ la proliferazione dei traffici della mafia e dei sistemi criminali, garantirà̀ l’impunità a politici e colletti bianchi, creando una fortissima disuguaglianza tra cittadini” ha aggiunto El Sadi. Nei nomi in lista figurano tra gli altri Mario Draghi o una più generica “donna”.
“Al di là della profonda misoginia, maschilismo e denigrazione con cui i mezzi di informazione e il dibattito politico hanno trattato la possibilità della elezione di una donna come Capo dello Stato - ha ricordato El Sadi - ciò che più fa rabbrividire è non riuscire ad individuare, tra quelli candidati, un 'degno' garante della nostra Costituzione”.
Come potrebbero essere quindi degni garanti della Costituzione un tecnocrate della finanza proveniente dalle peggiori lobby oligarchiche internazionali, piuttosto chi ha finanziato la mafia? Come si può pensare che questi individui possano farsi “portavoce di quei profondi valori di legalità̀, giustizia, eguaglianza, che animano la Carta, o dei pilastri della nostra democrazia”?

L’apostolo della finanza come possibile garante di uno Stato di diritto

ov camera 3

Mario Draghi

Oggi alla guida del nostro governo siede Mario Draghi, uno degli esponenti di spicco delle più grandi lobby finanziarie internazionali, rappresentante massimo dell’interesse economico privato. La sua vicinanza agli ambienti del grande capitale speculativo fonda le sue radici nel 2 giugno del 1992 quando, mentre il nostro paese era in lutto per la strage di Capaci avvenuta pochi giorni prima, nel ruolo di Direttore Generale del Tesoro ha partecipato insieme ai manager delle principali aziende di Stato, le più grandi banche d’affari anglo-americane e altri squali della finanza alla riunione sul Britannia, in cui si stabilirono le selvagge privatizzazioni che successivamente hanno investito il nostro paese. Negli anni a seguire dopo aver ricoperto il ruolo di vicepresidente della Goldman Sachs, banca d’affari statunitense che tramite condotte illegali ha provocato la crisi finanziaria mondiale del 2008, ha partecipato al meeting a porte chiuse del Bilderberg nel 2009. In questi incontri privati, dove la stampa non è ammessa, si riuniscono circa centotrenta tra le personalità più influenti del mondo come banchieri, presidenti delle più potenti multinazionali del mondo, Capi di Stato, Primi Ministri, vertici delle istituzioni europee come la Commissione Europea e il Consiglio Europeo, Direttori della CIA e i dirigenti dei maggiori media mainstream. Sono tante le coincidenze che legano i partecipanti ai riservatissimi meeting con la scelta dei rappresentanti della politica, dell’economia e dei sitemi di informazione, una casualità che ha colpito anche Mario Draghi che dopo la sua partecipazione del 2009 è passato alla guida della BCE nel 2011.
Jamil El Sadi ha portato luce sull’operato di Draghi che “In qualità di Governatore della BCE, aveva fatto arrivare al Governo Berlusconi una lettera, firmata anche da Jean-Claude Trichet, l’allora Vice Presidente della BCE, in cui si incitava il governo italiano ad applicare tutte quelle riforme e politiche neoliberiste a cui ci hanno abituati negli ultimi trent’anni: tagli alla spesa pubblica, peggioramento delle condizioni di lavoro e delle condizioni salariali per “aumentare la competitività̀”, privatizzazioni, innalzamento dell’età̀ pensionabile, libertà garantite solo alle imprese multinazionali ed alle grandi banche, leggi ad hoc a favore della finanza speculativa, ma distruttive per l’economia reale. Come oggi dimostra il dilaniato tessuto sociale ed economico del Paese.”
Nel 2015 invece sempre sotto la sua guida la BCE bloccò l’approvvigionamento di liquidità delle banche in Grecia, le quali chiusero gli sportelli in quella fatidica estate. Questa decisione portò la popolazione greca alla fame e a recarsi  agli sportelli, ammassandosi in lunghe code dove gli anziani svenivano dal caldo. Draghi oltre ad essere il settimo premier senza mandato elettorale che si insedia a Palazzo Chigi, è Senior Member del Gruppo dei Trenta, composto dai banchieri e finanzieri più potenti a livello mondiale. Ed è proprio da questo gruppo dell’alta finanza che viene annunciata l’eutanasia economica nel report “Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid” pubblicato nel 2020. Il documento in questione a pagina 17 sostiene che non tutte le imprese in difficoltà “meriteranno un sostegno”. Nella stessa pagina, inoltre, segue l’invito a permettere e incoraggiare un processo di “distruzione creativa”, lasciando fallire le imprese in difficoltà e aiutando soltanto quelle più competitive.
Il report quindi consiglia ad indurre al fallimento i ristoranti, i bar, gli artigiani, le piccole medie attività perché non sosterrebbero la competizione futura. Dietro a queste imprese ci sono famiglie vittime delle misure attuate dal Governo nella gestione dell’emergenza sanitaria, che dovranno essere letteralmente abbandonate in nome delle spietate logiche di mercato. Ci fa rabbrividire il fatto che questo inammissibile documento porti la firma di Mario Draghi, che attualmente siede sulla sedia della presidenza del consiglio, e che addirittura potrebbe salire al Quirinale. I lobbisti possono anche riunirsi e pubblicare report a volontà, ma cosa ci fa chi promuove queste assurde ideologie alla guida del nostro governo?
I fedeli rappresentanti del mercato stanno insediando il parlamento ricoprendo i massimi incarichi della nostra democrazia. Ma come possono i valori del profitto, dell’individualismo, della competizione a garantire i diritti, le libertà, l’uguaglianza, il benessere comune? Il popolo assiste inerme al più grande conflitto di interessi della nostra storia, che potrebbe raggiungere la massima carica politica della nostra democrazia con l’elezione di Draghi al Quirinale.

ov camera 4


La conferenza stampa si è conclusa con le parole dei nostri attivisti: “Noi, come giovani, studenti, studentesse, artisti, musicisti, giornalisti, come futuri magistrati, futuri giudici, futuri avvocati e futuri politici, non ci riconosciamo in chi in questo momento siede nelle aule di questo Parlamento. Sui nostri diritti non scendiamo a nessun compromesso politico né ci accontentiamo del 'meno peggio'. Noi pretendiamo l’elezione di un Presidente della Repubblica che sia fuori dalle logiche di potere politico, lobbistico, economico e finanziario. Che sia super partes. Che sia antiliberista nell’espletamento delle sue funzioni di promulgatore delle leggi e di emanatore di decreti aventi forza di legge. Che sia anti-atlantista nella rappresentanza della nostra Nazione, nel comando delle forze armate e nella difesa dell’articolo 11 della nostra Costituzione che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli. Che sia ispirato ai valori di giustizia, indipendenza e libertà a cui è ispirata la nostra Carta e che questi valori gli permetteranno di presiedere con spirito di servizio l’organo di autogoverno dell’intero corpo giudiziario, il Consiglio Superiore della magistratura. Che sappia difendere indistintamente i diritti inviolabili dell’uomo e della donna, la difesa dei pilastri della nostra Democrazia, come l’autonomia dei magistrati, la dignità delle donne, la parità di genere, la libertà di stampa, il diritto all’informazione e all’istruzione, il diritto al lavoro e l’equità fiscale. Che sappia infine, con coraggio e senso del dovere, garantire veramente una giustizia uguale per tutti”.

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