Di Sara Innocente

Sono ottimista, siamo ottimisti. Ovviamente sto anche in ansia. So bene che c’è la possibilità di tornare indietro alla casella di partenza, so che esiste lo scenario peggiore. Ci penso. In queste settimane non ho ricevuto alcun segnale che mi desse indicazioni”. Queste le parole del giovane Patrick Zaki alla viglia dell’udienza tenutasi il 1° febbraio a Mansoura, dopo la scarcerazione dell’8 dicembre scorso. L’udienza si è svolta a porte chiuse: in aula c’era solamente Hoda Nasrallah, avvocato di Patrick, mentre il giovane e la sua famiglia attendevano fuori dai cancelli l’esito dell’udienza. Sul posto, però, erano presenti anche i diplomatici di Italia, Germania, Spagna, Belgio, USA e un legale in rappresentanza dell’Unione europea, proprio come all’inizio del tormentato e complicato percorso giudiziario.
Patrick, nella mattinata dell’udienza aveva affermato di non credere che la sentenza potesse venire emessa il giorno stesso, ma che ci volessero alcuni giorni per procedere. Purtroppo, le speranze di Patrick sono state deluse: il giudice monocratico ha deciso di rinviare l’udienza al 6 aprile. È stato proprio Patrick a informare i giornalisti dell’esito dell’udienza dopo essere stato tenuto per mezz’ora nella “gabbia degli imputati” in aula. Certo, almeno è stata allontanata l’idea di una possibile condanna per il giovane attivista, ma allo stesso tempo non c’è stata alcuna assoluzione, solamente l’ennesimo tentativo di prendere tempo, di rinviare una piena assoluzione che Patrick e la sua famiglia aspettano da fin troppo tempo. Dopo l’udienza, sono state queste le parole del giovane studente: “Speriamo che qualcosa di buono accada il 6 aprile, dato che voglio essere di nuovo a Bologna il prima possibile. Penso che stiano provando a prendere tempo per la decisione finale, poi vedremo cosa succederà”.
Come riportato sul Fatto Quotidiano e come si ascolta in un’intervista rilasciata a La Repubblica, il ricercatore ha affermato che continuerà a lottare, senza abbandonare l’Egitto: il piano immediato rimane quello di “tornare a Bologna il prima possibile e rimanere lì per un periodo lungo” ha dichiarato il ragazzo. E ancora: “Spero di essere con i miei colleghi per linizio del prossimo semestre, che è fra pochi giorni. Cosa succederà dopo non lo so, so che continuerò a lavorare sui diritti umani. Non lascerò lEgitto per sempre. Il mio lavoro riguarda lEgitto. Non voglio scappare. Io partirò quando si potrà ma la mia famiglia resterà qui. Verrà a trovarmi, certo, ma questo è il mio Paese. Non lo abbandono”.
Le sue sono parole speranzose, fiduciose e positive. Ma è inaccettabile che dopo così tanto tempo, dopo anni insopportabili, il giovane studente debba ancora aspettare per avere la libertà che gli spetta di diritto. È nelle speranze di tutti che la data del prossimo 6 aprile sia quella buona per Patrick. È nelle speranze di tutti che questo ragazzo, quel giorno, diventi finalmente libero, libero di poter vivere in tranquillità la sua vita, di studiare e di continuare a lottare. Patrick è un esempio per tutti noi. È ora il momento di stargli vicino il più possibile, sostenendolo e non facendolo sentire mai solo. Perché lui, e lo ha dimostrato, ha avuto il coraggio di lottare e di resistere per ciò in cui credeva e per ciò in cui tutt’ora crede: la libertà.

Fonte: Il Fatto Quotidiano.it

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/01/patrick-zaki-nessuna-assoluzione-nelludienza-di-oggi-processo-rinviato-al-6-aprile/6475958/

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Sono ottimista, siamo ottimisti. Ovviamente sto anche in ansia. So bene che c’è la possibilità di tornare indietro alla casella di partenza, so che esiste lo scenario peggiore. Ci penso. In queste settimane non ho ricevuto alcun segnale che mi desse indicazioni”. Queste le parole del giovane Patrick Zaki alla viglia dell’udienza tenutasi il 1° febbraio a Mansoura, dopo la scarcerazione dell’8 dicembre scorso. L’udienza si è svolta a porte chiuse: in aula c’era solamente Hoda Nasrallah, avvocato di Patrick, mentre il giovane e la sua famiglia attendevano fuori dai cancelli l’esito dell’udienza. Sul posto, però, erano presenti anche i diplomatici di Italia, Germania, Spagna, Belgio, USA e un legale in rappresentanza dell’Unione europea, proprio come all’inizio del tormentato e complicato percorso giudiziario.
Patrick, nella mattinata dell’udienza aveva affermato di non credere che la sentenza potesse venire emessa il giorno stesso, ma che ci volessero alcuni giorni per procedere. Purtroppo, le speranze di Patrick sono state deluse: il giudice monocratico ha deciso di rinviare l’udienza al 6 aprile. È stato proprio Patrick a informare i giornalisti dell’esito dell’udienza dopo essere stato tenuto per mezz’ora nella “gabbia degli imputati” in aula. Certo, almeno è stata allontanata l’idea di una possibile condanna per il giovane attivista, ma allo stesso tempo non c’è stata alcuna assoluzione, solamente l’ennesimo tentativo di prendere tempo, di rinviare una piena assoluzione che Patrick e la sua famiglia aspettano da fin troppo tempo. Dopo l’udienza, sono state queste le parole del giovane studente: “Speriamo che qualcosa di buono accada il 6 aprile, dato che voglio essere di nuovo a Bologna il prima possibile. Penso che stiano provando a prendere tempo per la decisione finale, poi vedremo cosa succederà”.
Come riportato sul Fatto Quotidiano e come si ascolta in un’intervista rilasciata a La Repubblica, il ricercatore ha affermato che continuerà a lottare, senza abbandonare l’Egitto: il piano immediato rimane quello di “tornare a Bologna il prima possibile e rimanere lì per un periodo lungo” ha dichiarato il ragazzo. E ancora: “Spero di essere con i miei colleghi per linizio del prossimo semestre, che è fra pochi giorni. Cosa succederà dopo non lo so, so che continuerò a lavorare sui diritti umani. Non lascerò lEgitto per sempre. Il mio lavoro riguarda lEgitto. Non voglio scappare. Io partirò quando si potrà ma la mia famiglia resterà qui. Verrà a trovarmi, certo, ma questo è il mio Paese. Non lo abbandono”.
Le sue sono parole speranzose, fiduciose e positive. Ma è inaccettabile che dopo così tanto tempo, dopo anni insopportabili, il giovane studente debba ancora aspettare per avere la libertà che gli spetta di diritto. È nelle speranze di tutti che la data del prossimo 6 aprile sia quella buona per Patrick. È nelle speranze di tutti che questo ragazzo, quel giorno, diventi finalmente libero, libero di poter vivere in tranquillità la sua vita, di studiare e di continuare a lottare. Patrick è un esempio per tutti noi. È ora il momento di stargli vicino il più possibile, sostenendolo e non facendolo sentire mai solo. Perché lui, e lo ha dimostrato, ha avuto il coraggio di lottare e di resistere per ciò in cui credeva e per ciò in cui tutt’ora crede: la libertà.

Fonte: Il Fatto Quotidiano.it

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/01/patrick-zaki-nessuna-assoluzione-nelludienza-di-oggi-processo-rinviato-al-6-aprile/6475958/

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