Di Laura Tuttolomondo

Mercoledì 2 febbraio, la Commissione Europea ha approvato il secondo atto delegato della Tassonomia Verde, la classificazione degli investimenti ecosostenibili, con l’opposizione, però, di sei degli Stati membri. Tra i Paesi a sfavore troviamo anche i fondatori stessi del Green Deal e del Trattato di Parigi, ossia di quei documenti che guidano l’Europa in campo ambientale. I dubbi maggiori sul testo sono nati sicuramente dalla classificazione del nucleare e del gas naturale come fonti di energia “pulite”.
Già ad ottobre 2021, la presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen aveva espresso esplicitamente il proprio appoggio a queste due fonti energetiche, trovandosi d’accordo con 12 Paesi membri: Francia, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Romania, Grecia e Malta.
Durante la COP26, invece, Germania, Danimarca, Portogallo, Lussemburgo ed Austria avevano firmato una dichiarazione congiunta contro l'inserimento dell'energia nucleare tra le fonti di energia sostenibili. Ora, Lussemburgo e Austria hanno minacciato di ricorrere alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea per opporsi alla Tassonomia approvata.
Quindi, il tema ha spaccato gli Stati europei… E il nostro Paese?
Durante il processo decisionale, anche l’Italia si era attivata. Il premier Draghi aveva, infatti, mandato a Bruxelles un documento con il quale lamentava dei limiti troppo stretti imposti all’utilizzo del gas. Secondo la bozza della Tassonomia uscita il 31 dicembre, come aveva reso pubblico il Financial Times, le centrali a gas dovrebbero avere emissioni totali inferiori ai 270 g di CO2 per kilowattora. Per il nostro governo questi criteri sarebbero impossibili da rispettare. Pertanto, con il documento mandato a Bruxelles, l’Italia ha chiesto che venisse alzato il limite di emissioni a 340 g di CO2 per kilowattora, oppure che venisse permessa una media annuale di 750 kg di CO2 per kilowattora calcolata su vent’anni.
Nel frattempo, anche il gruppo di esperti convocato dalla Commissione Europea per stilare la classificazione verde ha criticato i limiti imposti sull’utilizzo del gas naturale, richiedendo che questi venissero abbassati a 100 g di CO2 per kilowattora.
Dunque, mentre il mondo scientifico cerca di avvertire l’Unione Europa che i limiti imposti sono troppo larghi, il nostro Paese pretende di alzarli ancora. Il gas naturale non è la soluzione per la crisi ecologica! È un combustibile fossile e come tale non dovrebbe essere nemmeno preso in considerazione nell’ottica di una riconversione energetica.
Altra mossa con la quale il nostro Paese ha cercato di imporsi in Europa è stata quella dell’azienda Leonardo, presso la quale il nostro Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha lavorato come Responsabile Tecnologie ed Innovazione. Anche la società italiana produttrice di armamenti militari aveva provato, infatti, a mettere del proprio all’interno della Tassonomia, cercando di fare inserire tra le attività sostenibili la produzione di armi. Tale proposta non è stata, ovviamente, presa in considerazione.
Non è possibile ignorare una tale provocazione da parte dell’industria militare. Non solo, infatti, l’inclusione del nucleare tra le energie sostenibili rischia di far proliferare in tutta Europa centrali nucleari che, ovviamente, possono essere utilizzate anche per la costruzione di armamenti atomici, ma la Leonardo ha cercato di far passare per “green” una delle attività più nocive per il pianeta.
A questa prestigiosa azienda si aggiungono i settori connessi al Politecnico di Torino; la vendita di armamenti a nazioni teoricamente democratiche, prevaricanti altri paesi per interesse, in prima linea Stati Uniti Francia Gran Bretagna; violando l'articolo 11 della nostra costituzione che ripudia la guerra in ogni sua forma e che vieta l'esportazione di sistemi militari verso i paesi in stato di conflitto armato; ma anche dell'articolo 51 della carta degli USA.
I mass media americani e britannici pubblicizzano spudoratamente l’invasione russa.
Mentre il primo febbraio il premier britannico Boris Johnson è volato a Kiev per sostenere il regime ucraino ad avanzare con i mezzi militari fino al confine russo; con l’evidenzia di provocare un qualsiasi passo falso da parte della Russia e per far intervenire appunto le basi NATO, di cui l'Italia ne vanta in tutto il territorio.
Tutto ciò ci riporta indietro agli anni 30, ai tempi di Hitler.
Enorme importanza assume la diplomazia russa, che tutti siamo chiamati a sostenere affinché non avvenga il peggio.
Nonostante le opposizioni, le proteste, le lamentele e i dubbi, il testo della Tassonomia non è stato riscritto. Rispetto alla bozza uscita a fine dicembre, che aveva scatenato l’ira del mondo ambientalista, le modifiche sono state ben poche e non hanno risolto i due veri problemi: il gas e il nucleare. Ora il secondo atto delegato della Tassonomia è stato approvato ed ha cominciato in bellezza il proprio iter burocratico.
Come spesso è successo in passato, l’indignazione pubblica non è bastata a far capire ai leader europei che non stanno percorrendo la strada giusta. Il popolo deve pretendere di essere ascoltato dai propri rappresentanti nelle istituzioni. L’Italia, per esempio, si è già espressa per ben due volte rispetto all’utilizzo del nucleare, risultando entrambe le volte contraria. Come è possibile che ancora si tenti di andare contro la volontà degli italiani?
Il primo atto delegato era stato pubblicato dalla Commissione il 21 aprile 2021, per poi venire approvato il 9 dicembre 2021. Il testo ha stabilito un limite per le emissioni di CO2 delle attività energetiche a 100 g di CO2 per kilowattora, considerando sia le emissioni dirette che quelle indirette. La vera decisione, però, ossia l’inclusione o meno del gas e del nucleare, era stata lasciata per il secondo atto.
Ora l’atto bollente verrà passato al Parlamento e al Consiglio Europeo, che avranno tra i quattro e i sei mesi per approvarlo o bocciarlo, senza possibilità di emendarlo. Per riuscire a bloccare questo testo tanto discusso, in Parlamento dovrebbe esprimersi a sfavore la maggioranza assoluta dei suoi componenti, mentre in Consiglio sarebbe necessaria l’opposizione di almeno venti Stati.
In ogni caso, la sentenza decisiva si aspetta per il mese di luglio. Entro quest’estate sapremo se rischiamo di venire circondati da centrali nucleari e depositi di scorie oppure soffocati dall’anidride carbonica emessa dalle centrali a gas. Mentre i mari vengono contaminati da tonnellate di rifiuti, e mentre alcuni territori hanno un disperato bisogno di una bonifica, a causa dei danni provocati dal nucleare illecito, l’Italia dei “migliori” e l’Europa degli “ottimo” pensano ad accumulare altri scarti, invece che ammettere che dobbiamo cambiare radicalmente stile di vita.

Foto © Unsplash

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Mercoledì 2 febbraio, la Commissione Europea ha approvato il secondo atto delegato della Tassonomia Verde, la classificazione degli investimenti ecosostenibili, con l’opposizione, però, di sei degli Stati membri. Tra i Paesi a sfavore troviamo anche i fondatori stessi del Green Deal e del Trattato di Parigi, ossia di quei documenti che guidano l’Europa in campo ambientale. I dubbi maggiori sul testo sono nati sicuramente dalla classificazione del nucleare e del gas naturale come fonti di energia “pulite”.
Già ad ottobre 2021, la presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen aveva espresso esplicitamente il proprio appoggio a queste due fonti energetiche, trovandosi d’accordo con 12 Paesi membri: Francia, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Romania, Grecia e Malta.
Durante la COP26, invece, Germania, Danimarca, Portogallo, Lussemburgo ed Austria avevano firmato una dichiarazione congiunta contro l'inserimento dell'energia nucleare tra le fonti di energia sostenibili. Ora, Lussemburgo e Austria hanno minacciato di ricorrere alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea per opporsi alla Tassonomia approvata.
Quindi, il tema ha spaccato gli Stati europei… E il nostro Paese?
Durante il processo decisionale, anche l’Italia si era attivata. Il premier Draghi aveva, infatti, mandato a Bruxelles un documento con il quale lamentava dei limiti troppo stretti imposti all’utilizzo del gas. Secondo la bozza della Tassonomia uscita il 31 dicembre, come aveva reso pubblico il Financial Times, le centrali a gas dovrebbero avere emissioni totali inferiori ai 270 g di CO2 per kilowattora. Per il nostro governo questi criteri sarebbero impossibili da rispettare. Pertanto, con il documento mandato a Bruxelles, l’Italia ha chiesto che venisse alzato il limite di emissioni a 340 g di CO2 per kilowattora, oppure che venisse permessa una media annuale di 750 kg di CO2 per kilowattora calcolata su vent’anni.
Nel frattempo, anche il gruppo di esperti convocato dalla Commissione Europea per stilare la classificazione verde ha criticato i limiti imposti sull’utilizzo del gas naturale, richiedendo che questi venissero abbassati a 100 g di CO2 per kilowattora.
Dunque, mentre il mondo scientifico cerca di avvertire l’Unione Europa che i limiti imposti sono troppo larghi, il nostro Paese pretende di alzarli ancora. Il gas naturale non è la soluzione per la crisi ecologica! È un combustibile fossile e come tale non dovrebbe essere nemmeno preso in considerazione nell’ottica di una riconversione energetica.
Altra mossa con la quale il nostro Paese ha cercato di imporsi in Europa è stata quella dell’azienda Leonardo, presso la quale il nostro Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha lavorato come Responsabile Tecnologie ed Innovazione. Anche la società italiana produttrice di armamenti militari aveva provato, infatti, a mettere del proprio all’interno della Tassonomia, cercando di fare inserire tra le attività sostenibili la produzione di armi. Tale proposta non è stata, ovviamente, presa in considerazione.
Non è possibile ignorare una tale provocazione da parte dell’industria militare. Non solo, infatti, l’inclusione del nucleare tra le energie sostenibili rischia di far proliferare in tutta Europa centrali nucleari che, ovviamente, possono essere utilizzate anche per la costruzione di armamenti atomici, ma la Leonardo ha cercato di far passare per “green” una delle attività più nocive per il pianeta.
A questa prestigiosa azienda si aggiungono i settori connessi al Politecnico di Torino; la vendita di armamenti a nazioni teoricamente democratiche, prevaricanti altri paesi per interesse, in prima linea Stati Uniti Francia Gran Bretagna; violando l'articolo 11 della nostra costituzione che ripudia la guerra in ogni sua forma e che vieta l'esportazione di sistemi militari verso i paesi in stato di conflitto armato; ma anche dell'articolo 51 della carta degli USA.
I mass media americani e britannici pubblicizzano spudoratamente l’invasione russa.
Mentre il primo febbraio il premier britannico Boris Johnson è volato a Kiev per sostenere il regime ucraino ad avanzare con i mezzi militari fino al confine russo; con l’evidenzia di provocare un qualsiasi passo falso da parte della Russia e per far intervenire appunto le basi NATO, di cui l'Italia ne vanta in tutto il territorio.
Tutto ciò ci riporta indietro agli anni 30, ai tempi di Hitler.
Enorme importanza assume la diplomazia russa, che tutti siamo chiamati a sostenere affinché non avvenga il peggio.
Nonostante le opposizioni, le proteste, le lamentele e i dubbi, il testo della Tassonomia non è stato riscritto. Rispetto alla bozza uscita a fine dicembre, che aveva scatenato l’ira del mondo ambientalista, le modifiche sono state ben poche e non hanno risolto i due veri problemi: il gas e il nucleare. Ora il secondo atto delegato della Tassonomia è stato approvato ed ha cominciato in bellezza il proprio iter burocratico.
Come spesso è successo in passato, l’indignazione pubblica non è bastata a far capire ai leader europei che non stanno percorrendo la strada giusta. Il popolo deve pretendere di essere ascoltato dai propri rappresentanti nelle istituzioni. L’Italia, per esempio, si è già espressa per ben due volte rispetto all’utilizzo del nucleare, risultando entrambe le volte contraria. Come è possibile che ancora si tenti di andare contro la volontà degli italiani?
Il primo atto delegato era stato pubblicato dalla Commissione il 21 aprile 2021, per poi venire approvato il 9 dicembre 2021. Il testo ha stabilito un limite per le emissioni di CO2 delle attività energetiche a 100 g di CO2 per kilowattora, considerando sia le emissioni dirette che quelle indirette. La vera decisione, però, ossia l’inclusione o meno del gas e del nucleare, era stata lasciata per il secondo atto.
Ora l’atto bollente verrà passato al Parlamento e al Consiglio Europeo, che avranno tra i quattro e i sei mesi per approvarlo o bocciarlo, senza possibilità di emendarlo. Per riuscire a bloccare questo testo tanto discusso, in Parlamento dovrebbe esprimersi a sfavore la maggioranza assoluta dei suoi componenti, mentre in Consiglio sarebbe necessaria l’opposizione di almeno venti Stati.
In ogni caso, la sentenza decisiva si aspetta per il mese di luglio. Entro quest’estate sapremo se rischiamo di venire circondati da centrali nucleari e depositi di scorie oppure soffocati dall’anidride carbonica emessa dalle centrali a gas. Mentre i mari vengono contaminati da tonnellate di rifiuti, e mentre alcuni territori hanno un disperato bisogno di una bonifica, a causa dei danni provocati dal nucleare illecito, l’Italia dei “migliori” e l’Europa degli “ottimo” pensano ad accumulare altri scarti, invece che ammettere che dobbiamo cambiare radicalmente stile di vita.

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