DI Eya Djelassi
L’uccisione di Amir Locke, il cui nome si è aggiunto ad una devastante lista di altre morti avvenute per mano della polizia statunitense nei confronti della popolazione afro-americana, ha riportato a galla la paura e il terrore circa un mancato senso di sicurezza, neppure tra le mura della propria casa, ed evidenzia la gravità degli atti violenti compiuti che sono intrinsechi di un più ampio e radicato sistema di pubblica sicurezza razzista, che favoreggia abusi, menzogne e coperture volti a sotterrare e nascondere comportamenti pericolosi e dannosi posti in essere da esponenti delle forze dell’ordine.
Nel 2021, la polizia ha ucciso 1.134 persone e ad appena 40 giorni dall’inizio del 2022 si contano circa una quarantina di persone. Amir Locke è stato una vittima innocente non solo della polizia ma di un meccanismo che non risparmia nessuno e abolisce ogni forma di sicurezza.
Lo scorso 2 febbraio, un giovane afroamericano di 22 anni è stato ucciso nella città Minneapolis - conosciuta ai più per il caso George Floyd - da due agenti della MPD SWAT che avevano fatto irruzione nell'appartamento dove si trovava per una perquisizione in un'indagine di omicidio.
Il ragazzo, che si trova a letto sotto le coperte, era Amir Locke, un giovane imprenditore e aspirante musicista conosciuto con il soprannome di “Lol Buddy McClain” nella scena musicale locale.
Locke era incensurato e quindi non era l'obiettivo della perquisizione. Il suo nome non risultava presente nel mandato di indagine della polizia.
Ciò ha portato la famiglia a sostenere a gran voce che si trattasse di una vera e propria esecuzione, attuata con sangue freddo e piena consapevolezza.
Dalle immagini riprese dalle bodycam dei poliziotti - diffuse dalla Cnn - si è potuto vedere alcuni agenti che, urlando prima “le mani, le mani, le mani!” e poi “Polizia, perquisizione!”, hanno fatto irruzione nel locale “senza bussare” e hanno iniziato a spare contro l'uomo; nel mentre altri gli ordinavano “stenditi su questo fottuto pavimento!”.
La polizia, facendo riferimento ad un fotogramma isolato dagli investigatori, ha sostenuto che Amir apparentemente fosse in possesso di un'arma da fuoco, e quindi gli agenti sentendosi minacciati hanno deciso di aprire il fuoco, sparando tre colpi fatali: al torace e al polso.
I legali della famiglia hanno affermato che il possesso dell'arma fosse legalmente registrato e l'avvocata per i diritti civili, Nekima Levy Armstrong, ha aggiunto che la famiglia le avesse riferito che l'appartamento è avvenuto il blitz non fosse l'abituale dimora del figlio e che quindi le Forze dell'ordine non lo stessero cercando, costituendo così una pesante aggravante.
I coniugi hanno descritto il figlio come una persona rispettosa della polizia e che fosse consapevole dei comportamenti da attuare in presenza degli agenti dato il pericolo a cui gli “uomini neri disarmati” sono esposti. Inoltre, hanno aggiunto che il figlio, essendo stato svegliato da un sonno profondo, in stato confusionale, molto probabilmente abbia tentato di raggiungere l’arma da fuoco che possedeva legalmente, per mera difesa.
Il padre ha esclamato: “Mio figlio è stato vittima di un'esecuzione il 2 febbraio” e “ora i suoi sogni sono stati distrutti”
Per quanto riguarda l'agente che ha sparato, identificato come Mark Hanneman, è stato sottoposto ad un'immediata sospensione fino all'esito delle investigazioni.
La vicenda, che ha ricordato il caso di Breonna Taylor uccisa nel 2020 a Louisville nel Kentucky, ha fatto riaffiorare le polemiche circa le modalità di intervento degli agenti delle Forze dell'Ordine e ha riposizionato la lente di ingrandimento su un dipartimento di polizia divenuto noto per l'uccisione dell'afroamericano George Floyd il 25 maggio 2020.
Jacob Frey, sindaco di Minneapolis, aveva imposto l'estate scorsa un'immediata moratoria sui ‘no-knock warrant’, ossia una tipologia di perquisizioni che avvenivano senza preavviso chiedendo agli agenti di annunciare la propria presenza nel luogo delle indagini e esternando il motivo dei controlli prima di entrare.
Palese quindi che nel caso di Locke tale direttiva non sia stata osservata dagli agenti del dipartimento e ancora non sono chiare le motivazioni di tale decisione.
Da parte della procura sono giunte garanzie circa un'inchiesta che dovrà essere "giusta e completa", mentre il governatore democratico Tim Walz ha affermato che è necessario fare di più per evitare ulteriori abusi e "incidenti" da parte degli agenti della polizia.
Amir Locke: 22enne ucciso a sangue freddo sul divano di casa
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DI Eya Djelassi
L’uccisione di Amir Locke, il cui nome si è aggiunto ad una devastante lista di altre morti avvenute per mano della polizia statunitense nei confronti della popolazione afro-americana, ha riportato a galla la paura e il terrore circa un mancato senso di sicurezza, neppure tra le mura della propria casa, ed evidenzia la gravità degli atti violenti compiuti che sono intrinsechi di un più ampio e radicato sistema di pubblica sicurezza razzista, che favoreggia abusi, menzogne e coperture volti a sotterrare e nascondere comportamenti pericolosi e dannosi posti in essere da esponenti delle forze dell’ordine.
Nel 2021, la polizia ha ucciso 1.134 persone e ad appena 40 giorni dall’inizio del 2022 si contano circa una quarantina di persone. Amir Locke è stato una vittima innocente non solo della polizia ma di un meccanismo che non risparmia nessuno e abolisce ogni forma di sicurezza.
Lo scorso 2 febbraio, un giovane afroamericano di 22 anni è stato ucciso nella città Minneapolis - conosciuta ai più per il caso George Floyd - da due agenti della MPD SWAT che avevano fatto irruzione nell'appartamento dove si trovava per una perquisizione in un'indagine di omicidio.
Il ragazzo, che si trova a letto sotto le coperte, era Amir Locke, un giovane imprenditore e aspirante musicista conosciuto con il soprannome di “Lol Buddy McClain” nella scena musicale locale.
Locke era incensurato e quindi non era l'obiettivo della perquisizione. Il suo nome non risultava presente nel mandato di indagine della polizia.
Ciò ha portato la famiglia a sostenere a gran voce che si trattasse di una vera e propria esecuzione, attuata con sangue freddo e piena consapevolezza.
Dalle immagini riprese dalle bodycam dei poliziotti - diffuse dalla Cnn - si è potuto vedere alcuni agenti che, urlando prima “le mani, le mani, le mani!” e poi “Polizia, perquisizione!”, hanno fatto irruzione nel locale “senza bussare” e hanno iniziato a spare contro l'uomo; nel mentre altri gli ordinavano “stenditi su questo fottuto pavimento!”.
La polizia, facendo riferimento ad un fotogramma isolato dagli investigatori, ha sostenuto che Amir apparentemente fosse in possesso di un'arma da fuoco, e quindi gli agenti sentendosi minacciati hanno deciso di aprire il fuoco, sparando tre colpi fatali: al torace e al polso.
I legali della famiglia hanno affermato che il possesso dell'arma fosse legalmente registrato e l'avvocata per i diritti civili, Nekima Levy Armstrong, ha aggiunto che la famiglia le avesse riferito che l'appartamento è avvenuto il blitz non fosse l'abituale dimora del figlio e che quindi le Forze dell'ordine non lo stessero cercando, costituendo così una pesante aggravante.
I coniugi hanno descritto il figlio come una persona rispettosa della polizia e che fosse consapevole dei comportamenti da attuare in presenza degli agenti dato il pericolo a cui gli “uomini neri disarmati” sono esposti. Inoltre, hanno aggiunto che il figlio, essendo stato svegliato da un sonno profondo, in stato confusionale, molto probabilmente abbia tentato di raggiungere l’arma da fuoco che possedeva legalmente, per mera difesa.
Il padre ha esclamato: “Mio figlio è stato vittima di un'esecuzione il 2 febbraio” e “ora i suoi sogni sono stati distrutti”
Per quanto riguarda l'agente che ha sparato, identificato come Mark Hanneman, è stato sottoposto ad un'immediata sospensione fino all'esito delle investigazioni.
La vicenda, che ha ricordato il caso di Breonna Taylor uccisa nel 2020 a Louisville nel Kentucky, ha fatto riaffiorare le polemiche circa le modalità di intervento degli agenti delle Forze dell'Ordine e ha riposizionato la lente di ingrandimento su un dipartimento di polizia divenuto noto per l'uccisione dell'afroamericano George Floyd il 25 maggio 2020.
Jacob Frey, sindaco di Minneapolis, aveva imposto l'estate scorsa un'immediata moratoria sui ‘no-knock warrant’, ossia una tipologia di perquisizioni che avvenivano senza preavviso chiedendo agli agenti di annunciare la propria presenza nel luogo delle indagini e esternando il motivo dei controlli prima di entrare.
Palese quindi che nel caso di Locke tale direttiva non sia stata osservata dagli agenti del dipartimento e ancora non sono chiare le motivazioni di tale decisione.
Da parte della procura sono giunte garanzie circa un'inchiesta che dovrà essere "giusta e completa", mentre il governatore democratico Tim Walz ha affermato che è necessario fare di più per evitare ulteriori abusi e "incidenti" da parte degli agenti della polizia.
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