Di Gennaro Scotti
In Libia Il governo parallelo di Bashagha sta provando a riaprirsi la strada verso la capitale, mentre Dabaiba non intende cedere il potere. Gli attori chiave coinvolti nel caos libico non hanno interesse a una ripresa delle ostilità, che tuttavia sembra (quasi) inevitabile. Molto, forse tutto, dipende dalla tenuta dell’intesa informale fra Turchia e Russia.
Continuano gli scontri a Tripoli: gruppi armati hanno avviato violenti combattimenti nelle strade di tripoli. Spari ed esplosioni sono stati uditi in tutta la città.
La Libia, un paese ancora diviso dalla guerra a cui partecipano più di 140 tribù e 230 milizie armate, tutte aventi come obbiettivo prendere il controllo totale sul paese, specialmente la capitale, Tripoli.
Le forze in campo sono principalmente tre: il governo riconosciuto dall’ONU, L’esercito nazionale libico, e varie milizie tra cui l’ISIS.
Abdul Hamid Dbeibeh è l’attuale primo ministro del governo riconosciuto dall’ONU, eletto a febbraio 2021 ad un forum a Ginevra, è entrato in ufficio a marzo dello stesso anno. È stato un importante ingegnere edilizio, durante il regime di Gheffadi ha contribuito a rafforzare l’economia libica. La sua attività fu riconosciuta ufficialmente [dall’ex presidente] che lo nominò capo della compagnia libica per gli investimenti e gli sviluppi nel 2007. Dopo la caduta di regime, Debeibeh sparì dai grandi riflettori della politica fino alla sua comparsa al forum di dialogo politico libico nel 2021 in cui la sua lista vinse con 39 voti a favore, facendolo diventare ministro ad interim del governo libico. Dopo la sua vittoria ha ricevuto molte critiche, tra cui l’utilizzo di fondi pubblici per la sua candidatura. Gli stati uniti hanno visto di buon occhio la lista di cui Dbeibah faceva parte, ma affermano di non aver provato ad influenzare il voto in alcun modo.
In febbraio 2022 il parlamento nomina un nuovo ministro ad interim, Fathi Bashagha, ex ministro degli interni; L’ONU comunicò chiaramente il suo supporto per Dbeibeh e disconosce la decisione del parlamento.
Intanto le elezioni presidenziali previste per il 24 dicembre 2021, vennero rimandate su ordine del HNEC al 2022; Dbeibah ha annunciato che le votazioni potranno verificarsi a giugno 2022. Su 7 milioni di cittadini libici ben 3,5 milioni si erano registrati per partecipare ad un voto che appare ancora ben lontano. Dbeibah ha annunciato che non rinuncerà al suo incarico fino a che non ci saranno le elezioni presidenziali nel paese. Al giorno d’oggi in Libia sono attivi 2 governi paralleli, uno guidato da Fathi Bashagha, non riconosciuto dall’ONU, ed il governo di Dbeibeh riconosciuto dall’ONU.
L’elezione da parte del parlamento di Bashaga è stata percepita positivamente da Haftar, perché le milizie sotto il controllo di Dbeibeh hanno contribuito a mantenere gli interessi della Turchia in Libia, tutto a danno di Haftar.
La poca fiducia tra i vari politici del paese sembra essere uno dei motivi principali della instabilità e della divisione del paese, che, durante il regime di Gheddafi non presentava questo tipo di problematiche dal punto di vista politico.