
America sull’orlo della guerra civile tensioni e violenze scuotono le metropoli

America sull’orlo della guerra civile: tensioni e violenze scuotono le metropoli
Raid contro i migranti, militarizzazione delle città e tensioni sociali senza precedenti minacciano di far esplodere un conflitto interno che rischia di cambiare per sempre il volto degli Stati Uniti
LOS ANGELES – Fiamme, proteste, tensione. Gli Stati Uniti si trovano al centro di una tempesta sociale senza precedenti negli ultimi anni. A partire da Los Angeles, una delle metropoli più simboliche del Paese, il malcontento popolare si è trasformato in una serie di manifestazioni che, da pacifiche, sono degenerate in disordini urbani.
La scintilla? Una serie di raid condotti dall’Immigration and Customs Enforcement (ICE) contro migranti irregolari. Il tycoon ha deciso di deportarne 9000 nel carcere di Guantanamo, istituito in seguito all 11 settembre con lo scopo di confinare i sospetti terroristi. Intenzione che ha provocato un’ondata di indignazione tra le comunità latine e non solo. In diverse città, centinaia di persone sono scese in piazza per protestare contro le operazioni dell’agenzia federale, accusata di agire con metodi brutali. Le immagini parlano chiaro: bandiere americane date alle fiamme, vessilli messicani issati al loro posto, e il simbolo a stelle e strisce esibito capovolto, in segno di protesta.
A peggiorare la situazione è stato l’intervento dell’amministrazione federale. In una mossa che ha sollevato polemiche e proteste politiche, il presidente Donald Trump ha disposto l’invio di 700 marines e 4.000 soldati della Guardia Nazionale nella città californiana, senza il consenso del governatore Gavin Newsom. Quest’ultimo, leader democratico, ha denunciato quella che ha definito una "militarizzazione delle città americane", accusando Trump di agire come un “dittatore” e di alimentare la violenza invece di placarla. Per giunta la Casa Bianca minaccia di ricorrere all’Insurrection Act, legge del 1807 che consente l'impiego dell’esercito per sedare le rivolte interne, contro le attuali manifestazioni legittime per i diritti umani.
Le tensioni si sono rapidamente propagate ad altre aree del Paese. A New York, Chicago, Seattle e in numerose località del Texas, la protesta si è estesa, coinvolgendo migliaia di cittadini.
Ma al di là dei disordini visibili e delle reazioni istituzionali, molti analisti vedono una strategia ben più sottile. La gestione dell’emergenza migratoria – secondo alcuni osservatori – servirebbe anche a distrarre l’opinione pubblica da questioni interne più profonde e strutturali: come i recenti tagli ai programmi di assistenza sanitaria (Medicare e Medicaid) e la riduzione delle borse di studio per studenti a basso reddito. Mentre l’attenzione si concentra su scontri e incendi, un taglio di circa 4 trilioni di dollari a beneficio dei ricchi priva la povera gente dei già pochi sussidi di cui godeva.
Emblematica, in questo senso, è proprio Los Angeles. La città degli eccessi e delle contraddizioni, dove grattacieli e ville di lusso sorgono a pochi isolati dalle tende dei senzatetto. Secondo i dati del 2022, oltre 69.000 persone vivono per strada nella contea di Los Angeles, rendendo ancora più evidente l’ampiezza del divario sociale.
La crisi in atto non è soltanto un episodio di protesta, ma il riflesso di un Paese attraversato da profonde fratture: razziali, economiche, politiche. Le istituzioni appaiono sempre più in bilico tra la necessità di garantire l’ordine pubblico e la difficoltà di affrontare una rabbia popolare che affonda le sue radici nella disuguaglianza e nella percezione di un sistema che non tutela i più deboli.
Questo clima di violenza ha prodotto effetti significativi: la dura repressione delle forze di polizia con l’utilizzo di granate stordenti e gas lacrimogeni, la morte di un uomo rimasto ferito in uno scontro armato a Salt Lake City, nello Utah, ed infine ulteriori 60 arresti avvenuti durante la parata militare voluta dal presidente, in occasione del 250° anniversario dell’esercito statunitense.
In gioco, oggi, non ci sono solo le strade da riportare alla calma. C’è l’anima stessa dell’America. Una democrazia che, sotto il peso delle sue tensioni interne, sembra interrogarsi sul proprio futuro e rischia di scivolare in una nuova guerra civile.