
Vignetta © Giuseppe Naselli
Il disegno di legge del senatore di Forza Italia prevede sanzioni per chi critica le condotte israeliane e impone corsi sulla cultura ebraica per magistrati, poliziotti, militari e docenti.
Vietare le critiche verso Israele, reprimere ogni voce di dissenso sulla legittimità del sionismo e obbligare studenti, docenti e funzionari pubblici a corsi di approfondimento sulla cultura del popolo ebraico e sulla storia dello Stato di Israele. È il contenuto del Ddl di Maurizio Gasparri. Il senatore di Forza Italia, uno dei più grandi sostenitori di Israele in Europa, nel tentativo di rattoppare le falle di consenso di quella barca alla deriva che è Israele – isolato a livello internazionale con l’accusa imperdonabile di genocidio e pulizia etnica – ha pensato bene di criminalizzare con un decreto legge tutti coloro che d’ora in avanti si esprimeranno in solidarietà con il popolo palestinese.
Il nome ufficiale del Ddl n. 1627 è “Disposizioni per il contrasto all’antisemitismo e per l’adozione della definizione operativa di antisemitismo”. È stato presentato dal senatore berlusconiano lo scorso 6 agosto, anche se è arrivato al vaglio della Prima Commissione permanente del Senato (Affari Costituzionali) solo – caso vuole – qualche giorno prima delle grandi mobilitazioni e degli scioperi per la Palestina avvenuti in tutta Italia.
A quelle piazze hanno partecipato oltre un milione di persone e il Ddl sembra proprio rivolgersi a tutti coloro che in questi due anni di genocidio hanno condannato e boicottato Israele. Il testo parla, infatti, dei “focolai di antisemitismo già presenti in tutta Europa che si sono estesi e propagati sotto la veste di antisionismo, dell’odio contro lo Stato ebraico e del suo diritto a esistere e difendersi”.
Il cuore del disegno di legge è quello di equiparare antisemitismo ad antisionismo, proprio come Israele tenta di fare dalla sua fondazione. Il testo ricalca e adotta, in toto, la definizione operativa di antisemitismo che viene data dall’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto (IHRA): “L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio per gli ebrei; manifestazioni di antisemitismo verbali e fisiche sono dirette verso gli ebrei o i non ebrei e/o alle loro proprietà, verso istituzioni comunitarie ebraiche ed edifici utilizzati per il culto”.
La direttiva è mettere sullo stesso piano l’odio contro gli ebrei e le critiche contro Israele e il sionismo. Una manipolazione storica gravissima e pericolosa. L’antisemitismo è un crimine orrendo da condannare sempre e ovunque, che riguarda l’odio contro il popolo ebraico in quanto tale. L’antisionismo è una posizione politica contraria al sionismo, cioè a quel movimento ideologico e coloniale che ha promosso, tramite violenza e furto di terre indigene palestinesi, la fondazione di un etno-Stato ebraico in Palestina.
Da oltre un secolo il sionismo (nato anch’esso in Europa) ha “manipolato l’ebraismo – scrive lo scrittore israeliano Ilan Pappe nel suo libro 10 miti su Israele – per ragioni prima coloniali e poi puramente strategiche”. Il disegno di legge a firma di Gasparri ricalca perfettamente il solco di questo tentativo maldestro – e ormai ampiamente smascherato – di considerare l’antisionismo un crimine tanto quanto lo è l’antisemitismo. Un’accusa infamante, questa, sguainata come una scimitarra verso chiunque alzi la voce contro Israele, ma che oggi non spaventa più.
Ecco quindi che Gasparri ha avuto la brillante idea di intervenire in maniera più incisiva in un Paese, l’Italia, che si è distinto in Occidente per la vicinanza espressa al popolo palestinese.
Veniamo al Ddl. Il testo redatto dal capogruppo di Forza Italia al Senato si suddivide in quattro articoli, alcuni dei quali con contenuti difficilmente interpretabili.
Il primo articolo prevede l’adozione integrale della definizione di antisemitismo dell’IHRA, una definizione più che problematica e largamente contestata in Europa. Per l’Alleanza, lo Stato di Israele nella sua attuale configurazione è presentato come unico esito legittimo del diritto all’autodeterminazione ebraica. Quindi, difendere i diritti dei palestinesi potrebbe essere sufficiente per essere accusati di odio antisemita.
Il secondo articolo, invece, parla delle iniziative di formazione per studenti e funzionari pubblici. Nello specifico, i ministeri della Difesa, della Giustizia, dell’Interno, dell’Istruzione e dell’Università e della Ricerca dovranno promuovere corsi di formazione dedicati allo studio della cultura ebraica e israeliana e all’analisi di casi di antisemitismo. A chi sono dedicati questi progetti? Ai militari (quindi esercito, carabinieri e finanza), ai poliziotti, ai magistrati, ai docenti di ogni ordine e grado, ai ricercatori e ovviamente agli studenti.
Ma non finisce qui. Il ministero dell’Istruzione e del Merito dovrebbe istituire, stando al Ddl, presso tutte le scuole di ogni ordine e grado, dei corsi di formazione annuali pensati per tutti gli studenti “al fine di favorire il dialogo tra generazioni, culture e religioni diverse, e di contrastare le manifestazioni di antisemitismo, incluso l’antisionismo”. Ancora una volta torna l’assimilazione dell’antisionismo alle forme di odio contro gli ebrei.
Il terzo articolo, invece, riguarda la prevenzione e la segnalazione di atti razzisti o antisemiti in ambito scolastico e universitario e le relative sanzioni. In pratica, si impone a scuole e università di adottare misure per la prevenzione e la segnalazione di atti antisemiti, ma soprattutto il Ddl prevede che, in caso di omissione, scatterebbero delle sanzioni nei confronti dei docenti universitari o delle scuole. Vale a dire processare in queste sedi quelle migliaia di professori che negli ultimi 24 mesi hanno dedicato parti delle loro lezioni a parlare del genocidio operato sul popolo palestinese e del ruolo criminale di Israele.
Il quarto articolo è il più inquietante di tutti. Il Ddl prevede la modifica dell’articolo 604-bis del Codice Penale, che tratta i reati di odio razziale, estendendo i reati anche all’ostilità, all’avversione e alla denigrazione del diritto all’esistenza dello Stato di Israele.
A proposito dell’articolo 604-bis, questo è il testo per ora in vigore: “Si applica la pena della reclusione da due a sei anni se la propaganda ovvero l'istigazione e l'incitamento, commessi in modo che derivi concreto pericolo di diffusione, si fondano in tutto o in parte sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull'apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale.”
La modifica dell’articolo del c.p. prevede che “la stessa pena si applica qualora la propaganda, l’istigazione o l’incitamento si fondino, in tutto o in parte, sull’ostilità, sull’avversione, sulla denigrazione, sulla discriminazione, sulla lotta o sulla violenza contro gli ebrei, i loro beni e pertinenze, anche di carattere religioso o culturale, nonché sulla negazione della Shoah o del diritto all’esistenza dello Stato di Israele o sulla sua distruzione”.
Nel testo si parla anche di aumenti di pena per chi utilizzi “segni, simboli, oggetti, immagini o riproduzioni che esprimano, direttamente o indirettamente, pregiudizio, odio, avversione, ostilità, lotta, discriminazione o violenza contro gli ebrei, la negazione della Shoah o del diritto all'esistenza dello Stato di Israele”.
In conclusione, è chiaro che il disegno di legge presentato da Maurizio Gasparri mira, in primo luogo, a contrastare la negazione della Shoah e la diffusione di atteggiamenti antisemiti. Tuttavia, lo fa attraverso formulazioni ambigue e suscettibili di interpretazioni diverse, che limiteranno sensibilmente la libertà di esprimere critiche nei confronti delle politiche attuate oggi dallo Stato di Israele.
Un ulteriore rischio è quello di confondere l’antisemitismo con l’antisionismo e di introdurre, in tutte le scuole di ogni ordine e grado, corsi obbligatori che potrebbero tradursi in una forma di imposizione culturale. In questo contesto, esprimere una posizione critica verso il trattamento del popolo palestinese — fino a definirlo come genocidio o pulizia etnica — potrebbe diventare motivo di sanzione o censura.
Clicca qui per leggere il Disegno di legge: https://www.senato.it/leg/19/BGT/Schede/FascicoloSchedeDDL/ebook/59493.pdf