Parigi e Berlino si stanno già occupando di un piano sanitario e civile per gestire un eventuale conflitto con Mosca
Nel giardino fiorito europeo l’orizzonte prospero di un tempo si sta tramutando sempre più in un oscuro romanzo distopico, dove non ci sarà altro destino possibile se non il fango mortale delle trincee.
Sembra un libro di Orwell, ma è tutto vero. La Germania e la Francia si stanno già occupando di un piano sanitario e civile per gestire un eventuale guerra.
Questa preparazione prevede di ricevere 15.000 feriti nell’arco da 10 a 180 giorni a partire da marzo 2026: un numero, per ora indicativo, che potrebbe aumentare drasticamente. L’apprestamento degli ospedali prevede non solo l’assicurazione di posti letto, ma anche l’addestramento del personale medico per le gravi ferite di guerra — traumi da esplosione, amputazioni e ustioni da ordigni. Gli ospedali dovranno fare scorte di farmaci, carburante e sistemi di alimentazione in caso di blackout. Secondo il governo, l’obiettivo principale è mantenere attivi i servizi ospedalieri in caso di conflitto; ad essere chiari, Berlino si trasformerà in un polo logistico e sanitario per il fronte orientale. Accanto al supporto fisico verrà affiancato quello psicologico: nelle équipe sanitarie verranno inseriti psichiatri e psicologi che si occuperanno di un programma per il disturbo da stress post-traumatico, fondamentale per chi subirà traumi causati dal conflitto.
Gli scenari previsti comprendono la devastazione di interi edifici, combattimenti nelle zone urbane e fino all’evacuazione totale della città. Un sistema di emergenza lascia pensare che il rischio di uno scontro stia passando da improbabile a probabile. Il sogno europeo si è trasformato in un incubo.
Il riarmo tedesco
Si potrebbe parlare di semplice allarmismo se queste notizie fossero prese isolate dal contesto. Ebbene, se pensiamo alla sola Germania, vediamo che sta vivendo la più significativa trasformazione militare dalla riunificazione del 1990.
L’obiettivo primario che si è dato il governo guidato dal cancelliere Friedrich Merz è rendere la Bundeswehr “l’esercito convenzionale più forte d’Europa”. A questo scopo il budget militare tedesco subirà un incremento drammatico: dai circa 62 miliardi di euro del 2025 a oltre 152 miliardi di euro nel 2029. Complessivamente, la Germania prevede di spendere 649 miliardi di euro per la difesa nei prossimi cinque anni (2025–2029).
Sono 81 importanti progetti di approvvigionamento per il 2025, ciascuno di valore superiore a 25 milioni di euro. Tra i programmi chiave figurano 600 carri armati Leopard 2A8, oltre 1.000 veicoli corazzati Boxer, veicoli da combattimento Puma e più di 1.000 veicoli logistici forniti da Rheinmetall per un valore complessivo di 770 milioni di euro. Sul fronte digitale e delle comunicazioni è stato siglato un contratto da 3,1 miliardi di euro con Rheinmetall per sistemi soldato digitalizzati, affiancato dallo sviluppo del sistema di comunicazione TaWAN LBO da 1,88 miliardi di euro e dall’equipaggiamento di 10.000 veicoli della Bundeswehr con nuove radio digitali. Il piano di modernizzazione prevede il completamento della trasformazione entro il 2029, con priorità strategiche che includono il rafforzamento della difesa aerea di almeno quattro volte, lo sviluppo di capacità di attacco di precisione oltre i 500 chilometri e l’aumento significativo dei depositi di munizioni.
Sono numeri che parlano della preparazione a una guerra vera e propria entro il 2029. Ovviamente, questo programma richiede personale militare in numero maggiore.
Nel mese di agosto 2025 la Germania ha approvato una riforma del servizio militare che introduce un modello ibrido, a metà tra volontario e obbligatorio. Da gennaio 2026 tutti i neodiciottenni di sesso maschile dovranno compilare un questionario obbligatorio: chi si dichiara disponibile potrà arruolarsi su base volontaria, ma se il numero fosse insufficiente il governo si riserva la possibilità di rendere la leva obbligatoria. L’obiettivo fissato è ambizioso: 20.000 nuove reclute già nel 2026, 38.000 entro il 2030, fino a 100.000 entro lo stesso periodo (va chiarito a quale anno si riferisce “lo stesso anno”); a lungo termine Berlino punta ad aumentare la forza complessiva da 260.000 a 460.000 effettivi, includendo anche i riservisti, entro il 2035. La durata minima del servizio sarà di sei mesi, con la possibilità di estenderlo. Con questa riforma il governo mira ad avere almeno 60.000 reclute in più e 200.000 riservisti aggiuntivi per colmare le carenze strutturali delle forze armate tedesche.
Rifugi, bunker e scorte alimentari strategiche
Come se ciò non bastasse, Berlino ha avviato un ambizioso programma di costruzione e riattrezzamento dei rifugi civili, con l’obiettivo dichiarato di offrire protezione a un milione di persone entro il 2026. Un progetto che riafferma la centralità della sicurezza civile di fronte a scenari di incertezza geopolitica e possibili emergenze.
Per sostenere l’iniziativa, il governo prevede investimenti pari a 10 miliardi di euro nei primi quattro anni, ai quali seguiranno altri 30 miliardi distribuiti nell’arco del decennio successivo. La strategia non punta a ristrutturare i vecchi bunker della Guerra Fredda — giudicati troppo onerosi e antiquati — bensì a realizzare nuove strutture più piccole, moderne e diffuse sul territorio.
Tra le tipologie di rifugi previste, particolare attenzione sarà data alla trasformazione di garage sotterranei, stazioni della metropolitana e locali di edifici già esistenti, così da rendere più rapida ed efficiente la creazione di spazi protetti. Inoltre, un’app per smartphone consentirà ai cittadini di localizzare rapidamente il rifugio più vicino in caso di emergenza.
In sostanza, ci siamo già attrezzati per la terza guerra mondiale in arrivo, sia mai che il cittadino europeo non disponga di un garage attrezzato per questa scomoda evenienza.
Parallelamente al piano bunker, viene ridisegnata anche la gestione delle riserve alimentari nazionali. Attualmente lo Stato spende circa 25 milioni di euro all’anno per mantenere 100.000 tonnellate di riso, piselli e latte in polvere, oltre a 700.000 tonnellate di cereali distribuiti in 150 magazzini.
La nuova strategia, tuttavia, introduce un’innovazione significativa: accanto ai cereali e ai legumi secchi, verranno stoccati alimenti pronti al consumo, come i ravioli in scatola. Questo adeguamento comporterà un investimento stimato in 105 milioni di dollari. La motivazione è chiara: in caso di emergenza, cibi secchi e cereali richiedono tempi di preparazione incompatibili con situazioni di crisi, mentre i pasti confezionati risultano immediatamente utilizzabili.
Ecco il benessere che ci aspetta, nell’Europa criminale del partito della guerra.