L'ospitalità a due facce, da un lato bambini palestinesi in fin di vita, dall’altro i loro carnefici. Un’ipocrisia tutta italiana
Negli ultimi due anni Sardegna e Marche sono diventate mete inaspettate per gruppi di militari israeliani in pausa dal fronte di Gaza, si tratta ufficialmente di periodi di “decompressione”, pensati per aiutare i soldati dell’IDF a superare lo stress accumulato durante il servizio militare in zone di conflitto. Una presenza, però, che sta sollevando interrogativi sempre più pressanti, sia tra la popolazione locale sia nel mondo politico italiano.
Secondo diverse inchieste giornalistiche e testimonianze raccolte da media locali e nazionali, questi soldati arrivano in piccoli gruppi, spesso di dieci o venti persone, e sono accompagnati da agenti italiani della Digos. La sorveglianza, cosiddetta “discreta”, non sarebbe ufficialmente una scorta, ma una forma di tutela preventiva poiché i militari sono considerati “obiettivi sensibili”, la loro presenza è comunque passata inosservata per diversi mesi. Molti preferiscono alloggiare in case private, lontani dai riflettori, e in alcuni casi in resort di lusso, come accaduto, secondo una segnalazione, a Baia Santa Reparata, in Sardegna, struttura a cinque stelle vicino a Santa Teresa di Gallura. Invece nelle Marche la scelta è ricaduta su luoghi più appartati, come ad esempio le Grotte di Frasassi e il borgo di Sirolo, affacciato sul mare del Conero. Diverse testimonianze, da parte di abitanti dei luoghi citati, raccontano come i gruppi militari “sembrano normali turisti” nonostante atteggiamenti riservati, ma di particolare rilievo è stata l’esperienza di una ragazza di Porto San Giorgio (FM): “In spiaggia uno di loro non voleva farsi fotografare, si è coperto il volto ed è sembrato agitato. Parlava a scatti ed aveva comportamenti rigidi e meccanici”.
La pratica della “decompressione” post-missione è una strategia già nota, adottata grazie ai numeri ufficiali che vedono oltre 3.700 casi di stress post-traumatico tra i militari israeliani e 16 suicidi solo nel 2025. I viaggi all’estero diventano perciò una sorta di terapia, lontano da tensioni e clamore mediatico. Le polemiche si sono scatenate in base alla discrezione con cui questi viaggi sono stati organizzati, molti sindaci non sono stati informati, né sembra esserci alcuna trasparenza sui possibili accordi tra Italia e Israele. Le autorità italiane interpellate affermano che non si tratta di programmi ufficiali bensì di iniziative gestite attraverso canali privati o diplomatici. Dunque sorgono spontanee alcune domande: esiste un’intesa tra i due governi per permettere questi soggiorni? Se sì, da chi è stata autorizzata? E soprattutto: può un Paese essere così ipocrita da accogliere dei bambini palestinesi feriti per ricevere cure ed ospitare anche chi prende parte attivamente al genocidio, sotto gli ordini di Benjamin Nethanyau?
Si stanno aprendo numerosi dibattiti anche in Parlamento, con Il Movimento 5 Stelle e l’Alleanza Verdi e Sinistra che hanno presentato interrogazioni al governo. A tal proposito si è espresso il deputato pentastellato e coordinatore regionale delle Marche, Giorgio Fede: “Non pensavamo che il rilancio del turismo marchigiano passasse per l’accoglienza di militari troppo stressati che stanno compiendo un genocidio”. Dello stesso tono le parole di Gianluca Carrabs di Avs e candidato al consiglio regionale Marche, il quale, se eletto, presenterà una mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Persino il leader di AVS, Angelo Bonelli, ha chiesto chiarimenti immediati al governo commentando così: “È semplicemente vergognoso che, mentre a Gaza continua il massacro di civili innocenti , l’Italia si presti ad ospitare in vacanza i soldati israeliani”. Infine in Sardegna, diversi consiglieri regionali hanno richiesto lo stop ai voli tra Tel Aviv e Olbia, rivolgendosi direttamente alla società che gestisce l’aeroporto: “Non si possono concedere attività turistiche a un governo che deve rispondere di crimini di guerra e violazione del diritto internazionale”, si legge nella lettera inviata.
Restano ancora molti punti da chiarire mentre cresce il malcontento in diverse comunità locali e la pressione sull’esecutivo, non è dato ancora sapere ad esempio da chi questi viaggi vengano finanziati, se sono coinvolti specifici fondi pubblici, magari legati a iniziative culturali o turistiche come il programma “Itinerari Ebraici Marchigiani”, nel quale proprio nel 2024/25 sono stati impegnati rispettivamente 30mila euro oppure per quale motivo non vi è stata comunicazione da parte delle istituzioni locali. Una cosa è certa, questa ospitalità, aggravata dalla totale assenza di chiarezza e trasparenza, è una scelta inaccettabile!