
SE DOMANI NON TORNIAMO, DISTRUGGETE TUTTO.

SE DOMANI NON TORNIAMO, DISTRUGGETE TUTTO
PER SARA CAMPANELLA, ILARIA SULA, PER QUELLE CHE SONO STATE, PER QUELLE CHE SARANNO.
Solo nell’ultima settimana di marzo, come riportato dall’Osservatorio Nazionale Femminicidi Lesbicidi Transcidi di Non Una Di Meno, sono stati registrati quattro femminicidi, due dei quali riguardano l’uccisione di Sara Campanella e Ilaria Sula, entrambe ventiduenni.
Scrivere di loro è scrivere di una realtà in cui viviamo e abitiamo corpi che, nella loro maggior parte di tempo di vita, sono in pericolo.
Lo sono tra le mura di casa, nelle strade del mondo, nelle corti di giustizia, nelle stazioni di polizia, nei reparti di ospedali, nei posti di lavoro, negli spazi pubblici. Ovunque, questi milioni di corpi, hanno l’amara consapevolezza di sfiorare costantemente la morte: ogni tre giorni, infatti, ci sono corpi che vengono colpiti, violati, uccisi.
In questa realtà italiana, mentre i centri antiviolenza lottano per avere fondi e supporto -la cui somministrazione non è solo momentanea e non sufficiente, ma anche frammentaria, vita la poca ottemperanza delle Regioni nella redistribuzione e nelle tempistiche variabili-, costretti a programmare le proprie azioni alla giornata e continuando a fare affidamento a donazioni private e non governative; mentre si rafforza la retorica per cui la prevenzione sia sopravvalutata e coerentemente a questo pensiero, il ministro Valditara, nella bozza delle Nuove Indicazioni Nazionali fa riferimento alla violenza di genere come “triste patologia”, ritenendo opportuno inserire l’insegnamento della Bibbia piuttosto che programmi obbligatori di educazione sessuo-affettiva; mentre l’istituzione del reato di femminicidio, ultima introduzione del 7 Marzo 2024, dimostra l’ennesimo intervento progandistico del Governo, dal momento in cui parliamo di una misura che non previene e/o contrasta il fenomeno, una misura giuridicamente inutile, visto che nel nostro ordinamento, in presenza di un omicidio già gravemente punito (con l’ergastolo in presenza di aggravanti), non vi sarebbe alcuno effetto deterrente.
Agire attraverso l'inasprimento delle pene solleva soltanto animi giustizialisti, ma non pone in nessun modo l'accento su quello che realmente deve essere una risposta alla sistematicità dell'uccisione delle donne per mano degli uomini. Fino a quando la responsabilità di un femminicidio, e quindi le misure connesse a questa, rimarrà una responsabilità individuale, la risposta sarà sempre una pena individuale.
Il femminicido non è che l’apice della violenza di genere, per cui, necessario diventa riflettere sulle diverse sfumature di violenza che caratterizzano la vita di donne e soggettività (dalla violenza psicologica, domestica, economica, sessuale, agli atti persecutori, alla condivisione non consensuale di materiale intimo) e, in particolare, analizzare su cosa stia succedendo nei rapporti tra giovani donne e giovani uomini.
Un rapporto del 2024 di Save The Children evidenzia come tra gli adolescenti ci sia una propensione al controllo all’interno delle relazioni, specie attraverso i social, e che persistono stereotipi radicati. Chi si occupa di violenza di genere e ne va a parlare nelle scuole riferisce una sorta di regresso, o la percezione di un divario tra le opinioni delle ragazze – sempre più consapevoli e informate – e quelle dei ragazzi – che sono sempre più ostili e vanno subito sulla difensiva.
Secondo il Servizio Analisi Criminale della Direzione centrale della Polizia criminale, nel 65% dei casi di violenza sessuale registrati nel 2023, gli autori noti avevano tra i 14 e i 34 anni; il 27% tra i 14 e i 17. L'importanza di un'educazione sessuo-affettiva nelle scuole emerge chiaramente dai dati più recenti. Al contempo, è essenziale riflettere sulla responsabilità, sia individuale che collettiva, degli uomini: non è un caso che ad un desiderio di emancipazione vi sia una risposta violenta.
Perché, mentre dalle piazze rivendichiamo una parità che garantisce ai nostri corpi di vivere allo stesso modo dei corpi di uomini bianchi-cis, questi stessi corpi continuano a non distaccarsi da un sistema violento di oppressione e dalla rape culture, continuando a percepire in ogni minuto della nostra vita la certezza di poter essere abusate, ridotte alla pari di un qualsiasi oggetto. Da poter violare, e uccidere.
Ogni minuto di questa nostra vita, anche oggi, se domani non torniamo, distruggete tutto. Per Sara Campanella, Ilaria Sula, per quelle che sono state, per quelle che saranno.
Perché continueremo a dirvi di no, a rifiutarci di sottometterci al vostro controllo, a decidere di non volere figli, a cercare una nuova vita.
Il vostro desiderio di volere il nostro corpo a qualsiasi costo non è forte come il nostro desiderio di voler vivere.