
Il Consiglio d’Europa ammonisce l’Italia forze dell’ordine fanno profilazione razziale, governo indaghi

Il Consiglio d’Europa ammonisce l’Italia: forze dell’ordine fanno profilazione razziale, governo indaghi
In Europa, secondo l’Ecri, il fenomeno discriminatorio è crescente. La maggioranza respinge le accuse definendole “vergognose” e “ideologiche”
Le Forze dell’ordine italiane sono finite nel mirino della commissione contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri), emanazione del Consiglio d’Europa, in seguito alle dichiarazioni del presidente Bertil Cottier, il quale ha chiesto con urgenza al governo italiano di “condurre al più presto uno studio indipendente sul fenomeno della profilazione razziale nell’operato delle sue forze di polizia”.
Invito che ha immediatamente scatenato una reazione decisa e compatta da parte delle istituzioni italiane, che hanno respinto al mittente ogni accusa. In risposta la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha definito tali dichiarazioni “vergognose”, denunciando un “approccio ideologico” con la presenza di “pregiudizi evidenti” nei confronti dell’Italia. In una nota ufficiale ha voluto concentrare l’attenzione sui “numerosi episodi in cui agenti delle forze dell’ordine vengono aggrediti, spesso da immigrati irregolari, mentre svolgono il proprio dovere con coraggio, dedizione e rispetto della legge”.
La vicenda ha spinto anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a intervenire notificando un incontro urgente con il capo della Polizia e direttore generale della Pubblica sicurezza, Vittorio Pisani, che giovedì mattina sarà ricevuto al Colle. Un gesto simbolico, volto a riaffermare la “stima e la fiducia della Repubblica nelle forze dell’ordine”, sottolineando che la loro azione si ispira “ai valori democratici e costituzionali”.
Il rapporto dell’Ecri, aggiornato ad aprile 2024 e pubblicato nell’ottobre precedente, mette nero su bianco un fenomeno crescente in Europa, ovvero i controlli di polizia condotti sulla base del colore della pelle, dell’origine etnica o dell’appartenenza religiosa. L’organismo, con sede a Strasburgo, invita tutti gli Stati membri a vigilare e intervenire con provvedimenti concreti per ostacolare tali pratiche discriminatorie.
Ma da Roma è arrivato un rifiuto totale. La Lega ha pesantemente attaccato l’istituzione europea, definendola “un ente inutile da sciogliere” tramite un post su X, Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha respinto ogni accusa parlando di osservazioni “talmente astruse che, se non fossero offensive, sarebbero ridicole” e rivendicando il rispetto dei diritti umani da parte delle forze dell’ordine italiane. E’ intervenuto anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, definendo le critiche “sorprendenti e inaccettabili”, affermando che “è l’organismo stesso a risultare dannoso per la credibilità del sistema europeo di tutela dei diritti”. Piantedosi ha inoltre invocato una riflessione più ampia sull’utilità e sul ruolo del Consiglio d’Europa, una posizione che riflette l’evidente e crescente fastidio di una parte del governo italiano verso i meccanismi sovranazionali di controllo.
Il dibattito si è spostato persino in Parlamento e ha visto in Aula, il capogruppo di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, definire “vergognose” le raccomandazioni dell’Ecri, accusandolo di attaccare ingiustamente le forze dell’ordine italiane. Dall’opposizione, però, è arrivata una voce critica: il deputato del Partito Democratico Piero Fassino ha invitato a non alimentare “una polemica strumentale” e a leggere con molta attenzione le osservazioni dell’organismo europeo.
Sulla stessa linea Elena Bonetti, deputata di Azione, che ha ben ricordato il ruolo del Consiglio d’Europa: “È un organo che tutela i diritti fondamentali nel rapporto tra cittadini e istituzioni. Le sue raccomandazioni sono rivolte a tutti gli Stati membri, Italia compresa”.
La polemica arriva a pochi giorni di distanza da un altro fronte aperto, infatti il Consiglio d’Europa è stato recentemente oggetto di una lettera inviata da nove Paesi, tra i firmatari sono presenti anche Italia e Danimarca, che contestavano alcune decisioni della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) riguardanti la gestione dei migranti. Sabato, il segretario generale dell’organizzazione, Alain Berset, ha così risposto senza mezzi termini: “In una società governata dallo stato di diritto, nessun organo giudiziario dovrebbe subire pressioni politiche”.
Lo scontro tra Roma e Strasburgo rivela una crepa profonda tra la volontà nazionale di riaffermare la propria sovranità e la necessità, garantita a livello europeo, di un controllo indipendente sul rispetto dei diritti fondamentali. La reazione aggressiva del governo italiano contro le osservazioni che pongono legittime questioni su possibili pratiche discriminatorie rischia di delegittimare organismi internazionali fondati con lo scopo di prevenire abusi.
Negare a priori ogni indagine, liquidare le istituzioni di garanzia come nemici ideologici e ridurre il dibattito a uno scontro tra le parti rischia di trasformarsi in un passo pericoloso verso l’isolamento e la negazione dei principi su cui l’Europa stessa è stata fondata.